Cipro: roulette russa con l’UE
Dopo il rifiuto di Nicosia di accettare le condizioni della troika, i destini dell’isola e dell’euro s’intrecciano. Quali rischi per l’Italia?
Di Roberto Casucci
Il piano di salvataggio di Cipro ha sconvolto rapidamente mercati e risparmiatori. Il caso dell’isola è unico e rappresenterebbe un precedente, perché la troika, composta da FMI, BCE e UE, ha richiesto che sia effettuato un prelievo forzoso sui conti correnti bancari. Quest’iniziativa non era mai stata applicata nei bailout (http://it.wiktionary.org/wiki/bailout) degli altri stati in difficoltà della zona euro (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna).
A fronte di un prestito internazionale di 10 miliardi di euro è stato richiesto a Cipro che raccolga 5,8 miliardi di euro tassando i depositi bancari dei suoi cittadini. L’Unione Europea aveva inizialmente stabilito che il prelievo sarebbe stato pari al 6,75% per i depositi fino a 100.000 euro e pari al 9,90% per quelli di ammontare superiore. In seguito aveva dichiarato però che auspicava una maggior progressività dell’imposta in modo tale che i piccoli risparmiatori fossero meno colpiti.
Al momento, il parlamento di Nicosia non ha accettato le condizioni proposte, perché ritenute troppo dure per la popolazione. Sembra difficile giungere a un compromesso. Intanto le banche rimarranno chiuse fino a Giovedì, i bancomat bloccati e tutte le transazioni elettroniche vietate. I ciprioti sono scesi in strada a protestare e accusano in particolare la Merkel di aver studiato questo piano di salvataggio. Coincidenza, le banche tedesche vantano un credito verso Cipro pari proprio alla somma richiesta ai suoi cittadini di 5,8 miliardi di euro.
Come mai si è giunti a questa situazione di crisi? Cipro fino al 2008 era una piccola economia sana, con alti livelli di crescita e bassa disoccupazione. Le banche però erano sovraesposte verso i titoli greci, fino al 160% del PIL. Al momento della svalutazione dei titoli di Atene hanno tutte subito gravi perdite. Il debito di Nicosia è diventato enorme e così ha dovuto richiedere liquidità alla troika.
La proposta più controversa, che probabilmente ha portato al rifiuto delle condizioni proposte, è stata la richiesta di procedere al prelievo dai depositi bancari. L’Unione Europea riteneva che poiché il prestito aveva le stesse dimensioni del PIL di Cipro il contributo dei suoi cittadini servisse ad evitare il ripetersi di comportamenti azzardati. Inoltre molti dei capitali stranieri presenti sull’isola sarebbero di origine illecita, in particolare della mafia russa, e colpire un centro offshore (http://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_offshore) disincentiverebbe i flussi criminali.
Il rischio che questa situazione potrebbe generare in Italia è minimo e legato più a un effetto panico ed eventuale corsa agli sportelli. Le banche italiane sono, infatti, esposte verso Nicosia per una cifra pari al miliardo di euro, solo lo 0,02% degli investimenti bancari. Vale la pena ricordare, per evitare allarmismi, che in Italia i depositi bancari sono inoltre garantiti fino a 100.000 euro.
Riguardo al rischio “contagio”, appare difficile che avvenga, perché le banche dei paesi periferici dell’UE sono adesso più capitalizzate e perché il presidente della BCE Draghi ha detto più volte di essere pronto a tutto pur salvare l’euro. Nonostante ciò, la situazione dell’isola contesa tra Grecia e Turchia sembra un altro elemento di stress negli equilibri dell’euro. La moneta unica continua, infatti, a indebolirsi sul dollaro. Questo fenomeno appare come un altro segnale della lentezza politica di Bruxelles. Difficile prevedere le reazioni dei mercati. L’elefante UE saprà controllare il topolino Cipro?
(fonte immagine: ibnlive.in.com)