Il Duca Bianco, il re a “cinque stelle” delle classifiche
A distanza di dieci anni, David Bowie è tornato. Con un nuovo album, e non solo
di Valentina Palermi
L’avevamo accennato in occasione del ritorno sulla scena del Re Inchiostro e del suo progetto Nick Cave and The Bad Seeds il mese scorso, ma ad oggi è una certezza: i “vecchi leoni” sono tornati, sorprendendoci. Proprio come ha fatto David Bowie all’inizio dell’anno (precisamente l’8 gennaio, giorno del suo compleanno, e di quello di un altro “aristocratico della musica”, the King of Rock’nRoll Elvis Prestley), semplicemente “dando in pasto” al web il nuovo singolo “Where are we now?”, con un video sonnambulo e teatrale girato dall’artista newyorkese Tony Oursler per contorno.
Il Duca Bianco ci ha abituato al suo gusto squisitamente artistico, e sebbene fossimo affamati, non ci fa rimpiangere un’attesa lunga dieci anni, interrotta talvolta “solo da infinite congetture, voci di corridoio e pie illusioni”, ma neanche soffrire troppo la sua rinuncia a promuovere il nuovo album con interviste o appuntamenti live. Ha permesso a tutti noi di riprendere confidenza con il suo stile, mettendo a disposizione le 14 tracce del nuovo lavoro in streaming su iTunes, senza dimenticare comunque l’attrazione di molti per il caro vecchio vinile, in uscita il prossimo 25 marzo nel Regno Unito.
Lo scorso 11 marzo ha dimostrato per l’ennesima volta la sua genialità grazie all’album “The Next Day”, uno “stupendo ritorno a casa”. Fin dalla copertina, ispiratrice di una campagna virale in collaborazione con Sony Music Italy, distributore del nuovo LP, per Alfa Romeo, che ha omaggiato il David Bowie con una playlist a lui dedicata su Spotify.
Una cover, dicevamo, che è apparentemente un’autocitazione ai successi del passato, quelli di “Heroes”, ma dichiara il desiderio attuale dell’artista di guardare al futuro, semplicemente tirando una linea nera sul vecchio titolo, e nascondendo il suo volto dietro a un foglio bianco, dove delineare le basi di un nuovo studio creativo, disegnando un ponte tra le fasi della sua carriera artistica, e ricominciare a scrivere e raccontare, cantando di storie cupe, glamorousamente ammiccanti.
“Sonda la mente degli individui” in “Valentine’s Day”, dove parla di un ragazzo, della sua pistola e di una sparatoria al liceo, o in “I’d Rather Be High”, brano relativo alla storia di un soldato della Seconda Guerra Mondiale.
Si può lottare con sé stessi per resistere alle stravaganze, come in “The Stars (are out tonight)”, dove la fotografa e regista italiana – naturalizzata canadese – Floria Sigismondi (già autrice di altri video per la star e amico David, oltre che per Marylin Manson, Björk, The Cure, Christina Aguilera, The White Stripes, Muse, ecc.) offre uno spaccato della “nice life” di un Bowie gentiluomo e della sua sorprendentemente somigliante consorte per fiction, Tilda Swinton.
Lo sappiamo, Bowie “è quel genere di artista che scrive ed esegue quello che vuole e quando vuole, quando ha qualcosa da dire, anziché quando ha qualcosa da vendere”. Insomma, una vera icona della musica pop, non intesa nel senso commerciale del termine, ma nel suo sentimento più innovativo, estroso e spettacolare. Senza dubbio da celebrare! Ma a questo, oltre all’accoglienza di milioni di fan, provvede il Victoria & Albert Museum, che ha scelto di allestire “David Bowie is”, mostra sulla carriera di un artista ancora straordinariamente contemporaneo.
Come recitava un adv sulle pagine del giornale “Observer” una settimana fa, “Il domani appartiene a coloro che possono sentire che sta arrivando”. L’attesa è terminata, ora godiamocelo.
Una risposta
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