Tutto Bowie, nient’altro che Bowie
Da sabato 23 marzo fino all’11 agosto, al Victoria & Albert Museum di Londra, “David Bowie is” la prima retrospettiva internazionale dedicata al Duca Bianco, David Bowie
di Alessia Signorelli (@signorellialexa)
Questo non sarà, come già è accaduto in un altro paio di occasioni, un articolo clinico su una mostra eccezionale ospitata dall’altrettanto eccezionale Victoria & Albert Museum – una delle realtà museali più felici, eclettiche e stimolanti a livello mondiale.
Con tutta la volontà del mondo, sarebbe difficile, perché “David Bowie is.” David Bowie è. Con questo titolo, si riassume tutto quello che Bowie è stato , è, sarà e non è stato, non è, e forse non sarà (ma sul futuro, chi può dirlo?)
Non ce la farebbe un fan “regolare”, figuriamoci una che è stata in grado, nei suoi lunghi anni in Terra d’Albione di spendere i pochi soldi rimasti a fine mese per acquistare uno dei primi libri “seri” dedicati all’evoluzione e allo stile del signor Jones (vero cognome del Duca Bianco) e che ancora si commuove quando ascolta brani come Sons of the Silent Age e che ha lo stomaco ridotto ad un pugno con “When the Wind Blows”, ogni volta. Malgrado siano passati davvero tanti di quegli anni dal mio primo “incontro” con Bowie (estate 1986, i miei mi portano al cinema all’aperto della cittadina di mare dove siamo in vacanza, a vedere Labyrinth. E’ cominciato tutto da lì) che, a ripensarci, sembrano già due vite.
Mettendo da parte gli intenti divulgativi e senza alcuna intenzione, né interesse, alla conversione al “culto di Bowie” da parte di chi lo conosce appena e, magari nemmeno lo apprezza (“blasfemi”, vorrei gridare), mi rendo conto che, spiegare David Bowie a qualcuno che non ne sia profondamente ossessionato non è semplice. David Bowie non è un’icona e basta, statica, sempre quella. David Bowie ha plasmato intere generazioni. E non è una facile banalità a buon mercato.
E’ stato uno sperimentatore, è stato prima cantante folk dai capelli alla Lady Oscar, poi è diventato Ziggy Stardust, l’alieno androgino, multi sessuale, poi il Duca Bianco, raffinato, dai suoni ricercati,e poi, e poi, e poi…
I curatori del Victoria & Albert Museum, Victoria Broakes e Geoffrey March, hanno avuto l’onore (e l’onere) di poter accedere all’archivio personale di Bowie, selezionando 300 oggetti, che vanno dai costumi di scena indossati da Bowie nell’arco di più di quarant’anni di carriera, ai testi delle canzoni scritti a mano, all’artwork degli album, alle foto, ai film. Insomma, tutto l’universo Bowie.
E’ la prima grandiosa, più che grande, retrospettiva internazionale su quest’uomo, questa mente meravigliosa e senza fondo, che ha ispirato generazioni intere, che le ha sedotte e la cui influenza trasversale e pervasiva ha sfiorato artisti completamente diversi tra di loro.
Sarà un qualcosa di “faraonico”, con eventi su eventi, che lo celebreranno e che cercheranno di avvicinare anche i più restii, o solo quelli semplicemente curiosi. Una specie di gigantesca, pubblica, “festa di non compleanno”.
Mai uguale a se stesso, anche con la musica ha saputo giocare ed adattarla a se stesso; David Bowie, per chi lo ama di una passione feroce, è un pezzo di cuore e di vita. Ha toccato il teatro, il cinema, la moda, scrittori come Burroughs e personalità artistiche del calibro di Lindsay Kemp, che di lui disse, nel 1996, in un’intervista al Corriere della Sera: “E’ stato uno degli uomini che ho amato di piu’ . Un angelo entrato per un momento nella mia vita e poi volato via”
Al di là di ogni ovvietà adorante, pochi sono riusciti a diventare così “definitivi” come lui.
Dal folk al glam – ma il suo glam non aveva niente a che vedere con truppe di uomini ipermascolini in baffi, make up e capelli orrendi – all’elettronica a sonorità soul, per uscirsene quest’anno, a 66 anni compiuti l’8 gennaio, con un altro album, “The Next Day“, uscito l’11 marzo.
David Bowie è l’anima camaleontica di un secolo verso la sua fine e di un altro che è iniziato. David Bowie è lo spirito controverso di ogni adolescente in bilico, in precario equilibrio tra se stesso e quello che gli altri si aspettano da lui, che schiva le trappole tese da un mondo arido, che vuole inscatolarti e distribuirti secondo spietate regole di “mercato sociale”.
David Bowie è la rivolta interiore.
David Bowie è uno che ci ha saputo fare. Uno nato con tanto di quel carisma che una vita sola e un corpo solo e una personalità sola non bastano. Ed infatti.
Un essere umano, uno che ha flirtato, anzi, ha amoreggiato apertamente e in faccia a tutti con la droga, che ne ha combinate di ogni, ma che ne è sempre venuto fuori, si è sempre reinventato.
Anti-eroe, intelligentemente decadente, egocentrico, divo e diva, doppio, triplo; tutto quello che volete, tutto quello che vi pare. David Bowie è. Punto.
David Bowie is
23 marzo – 11 agosto
The Victoria & Albert Museum, Londra, Cromwell Road
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