I grandi delusi
In un clima di fervore e agitazione dai giornali e dalla tv risuonano gli echi dei grandi assenti
di Alessia Ricci
I grandi giornali che avevano sostenuto l’azione di Mario Monti definendolo il salvatore della patria, ora fingono quasi di non conoscerlo: prima il suo nome dominava nei titoli a nove colonne, e ora bisogna cercarlo nelle brevi di cronaca. Eppure Monti, da qualche mese si offre fiero per ogni incarico o mansione, da presidente della Repubblica in giù, passando per la presidenza del Senato fino a quella del Consiglio, se le cose dovessero mettersi, invece che male, malissimo.
Tornata la quiete dopo la tempesta sul suo tentativo di approdare alla Presidenza di Palazzo Madama, ai montiani preme che i democratici mantengano un filo di dialogo. “Di certo noi pensiamo che serva un governo, perché l’Italia ha bisogno non di elezioni ma di azioni” queste le parole di Mario Mauro, neo capogruppo di Scelta civica al Senato.
Ora per Monti è importante capire cosa Bersani raccoglierà tra le forze politiche, quali proposte avanzerà nelle sue consultazioni post incarico: certo Scelta civica non propende per un Governo di forte ispirazione bersaniana, mal digerisce l’ipotesi di un asse con M5S e si mostra attenta alle mosse della Lega (qualora Bersani offrisse alla Lega una maggiore difesa del nord, come lo sblocco del patto di stabilità, potrebbe anche ottenere il sostegno – diretto o sotto forma di non sfiducia – da parte del Carroccio).
La vera partita per i Montiani quindi è l’eventuale secondo giro, il secondo incarico che – fallito il tentativo Bersani – Napolitano dovrà conferire. Il nodo cruciale sarà proprio capire su quale nome cadrà la scelta del Presidente. Certo Mario Monti si è avviato al tramonto e il suo declino getta una luce inquietante sulla parola “tecnico” che per oltre un anno ha tenuto banco nell’immaginario politico italiano.
Assieme a lui si è eclissato anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. L’esperto politico centrista, plasmatosi nella Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, aveva puntato tutto sulla figura del Professore, sperando che quest’ultimo potesse essere un catalizzatore di voti. Casini sperava nella formazione, dopo le elezioni, di un governo di larghe intese, con Pd, Pdl e Udc in prima linea nella definizione dei nuovi processi decisionali. Invece l’Udc ha numeri esigui in Parlamento, nulli per poter ambire a qualcosa che conti davvero. Insomma per Casini svanisce ogni sogno di gloria: e pensare che anche lui ambiva alla Presidenza del Senato, se non addirittura al Quirinale.
Intanto, fuori dai giochi di potere si svolgono le vicende dei grandi esclusi dal Parlamento, in particolare quelle dei due Magistrati Di Pietro e Ingroia.
L’ex pm di mani pulite ha dichiarato di considerare chiusa per sempre l’esperienza con Rivoluzione civile e il magistrato palermitano e, ci riprova. Nonostante la pesante sconfitta elettorale, Di Pietro ha deciso di non abbandonare la politica, ma anzi rilancia il nuovo progetto dell’Italia dei Valori e punta nuovamente ad un’alleanza con il centrosinistra, abbandonato durante l’esperienza del governo tecnico di Mario Monti. Di Pietro propone un cammino comune, un percorso politico in vista delle elezioni amministrative di maggio, che si svolgeranno in 800 comuni. L’idea è quella di una “alleanza di coalizione”, a partire dal Comune di Roma, con lo scopo di arrivare insieme alla prossima tornata elettorale nazionale.
Per Antonio Ingroia, invece, l’esperienza di Rivoluzione Civile è appena cominciata. Secondo l’ex pm “si è chiusa una fase del movimento, quella nata in forma federativa tra entità e partiti diversi: ora inizia l’attività fondativa, nel quale sarà ben accolto il contributo di chi è stato al nostro fianco e vuole continuare a farlo, purché lo faccia da rivoluzionario e senza le bandiere di partito”.
In realtà Ingroia pare non aver ancora preso una decisione. Nei giorni scorsi l’ex procuratore aveva dichiarato di non avere ancora le idee chiare sul proprio futuro. Sorprende e delude l’inerzia di Ingroia. Per mesi ha fatto parlare di sé con una proposta politica che si prospettava interessante: aprire le porte del Parlamento alla società civile. Ma non agli “arrabbiati” di Grillo, legati al web, ma a i volontari, quelli che hanno fondato associazioni e realizzato progetti di ripresa sociale, come Libera Antimafia, Da Sud, Antigone, il mondo dell’accoglienza e della solidarietà. Un progetto valido che va oltre un risultato elettorale deludente. Non vogliamo credere che il suo sia stato solo un modo per conquistare una poltrona in Parlamento.
(fonte immagine: http://www.galatina.it)