Putin censura anche le ONG
Linea dura del Cremlino contro le Organizzazioni Non Governative che ricevono finanziamenti esteri, pioggia di critiche dalla diplomazia internazionale
di Sara Gullace
Recentemente Vladimir Putin ha intrapreso una campagna anticorruzione senza precedenti. Le ispezioni non risparmiano nessuno, nemmeno le Organizzazioni Non Governative dedite a proteggere diritti sociali, umani e politici – in particolare, tutte quelle che hanno forti relazioni con Paesi esteri e ne sono finanziate. La proposta di legge è stata approvata quasi all’unanimità dalla Camera Alta del Parlamento nell’autunno del 2012.
La disposizione stabilisce che debbano essere definite quali “agenti stranieri” tutte le organizzazioni non governative coinvolte in attività politica (definizione tanto ampia quanto vaga) costituite da almeno il 50% di fondi esteri. Precedentemente il presidente Putin aveva accusato le Ong di “complottare” contro il Cremlino con le potenze occidentali: la legge di Ottobre, in tal senso, risponde alla volontà politica di limitare il più possibile i rapporti con l’estero.
Da allora, decine di Ong sono state passate al setaccio dalla Procura Generale. Tra queste, Amnesty International, Human Rights Watch, Alliance Française e Trasparenza Internazionale – per citare quelle di maggiore visibilità.
Le Organizzazioni interessate dovranno presentare una dettagliata documentazione giustificativa dei propri conti, pena la condanna a multe salate e a reclusione fino a 4 anni.
“Si tratta, solamente, di redigere delle relazioni – ha semplificato Vladimir Zhirnovsky, leader del partito liberal-democratico nonché vice presidente della Duma – Non è sempre chiaro come spendono i soldi. Non si tratta di mettere un divieto alle donazioni. Semplicemente ora dovranno chiarire dove vengono spesi i soldi dei finanziamenti”. Russia Unita sostiene che “Nessuno sta cercando di vietare l’attività delle ONG”. Secondo Andrei Isaev, “Se le organizzazioni ricevono denaro dall’estero e al tempo stesso hanno un ruolo politico, è giusto che ammettano la propria natura, definendosi agenti con influenza straniera”.
L’intento, secondo le forze politiche, sarebbe quello di limitare ingerenze estere e rafforzare, così, le misure antiterrorismo; secondo le stesse Ong, invece, è chiara la volontà di colpire i valori democratici limitando relazioni, comunicazione e confronto con altre realtà. Una nuova forma di censura e controllo sulla popolazione, quindi. Anche perché nei controlli a tappeto non sono state e non saranno coinvolte le organizzazioni religiose, gli enti governativi e le aziende statali.
L’aumento di complessità della burocrazia serve a scoraggiare la nascita di nuove organizzazioni piuttosto che il perdurare dei loro rapporti con l’estero: un incentivo all’isolamento, un tentativo di coprire quelle realtà interne che, se portate alla luce, potrebbero screditare lo status quo.
Del resto, per moltissime delle Ong russe, gli aiuti economici esteri sono fondamentali per la stessa sopravvivenza – dato che le autorità locali, sul fronte dei diritti umani, intervengono col contagocce. Complicare i rapporti di queste realtà con i paesi esteri equivale a minarne la stessa esistenza.
Immediata, già in Ottobre, era stata la reazione della comunità internazionale che aveva da subito odorato aria di “raid” da parte del Cremlino. Nelle ultime settimane gli Stati Uniti si sono aggiunti alla critica di violazione degli obblighi internazionali: “Queste ispezioni sembrano voler indebolire importanti attività civili nel paese – è intervenuta la portavoce del dipartimento di stato americano – Abbiamo già reso partecipe il governo russo delle nostre preoccupazioni e siamo turbati dalle leggi adottate dall’esecutivo nel 2012“.
In risposta alle accuse di disposizioni antidemocratiche e censuranti, Mosca ha ribadito quale unico intento quello di voler eliminare quelle situazioni per cui dietro alla copertura dei diritti umani si sviluppano azioni di spionaggio. Lo stesso presidente Putin ha spiegato che “L’obiettivo di queste ispezioni è stato verificare se le attività delle Ong in questione coincidano con i fini dichiarati e che siano in linea con la giurisdizione russa e con il fatto che sia inammissibile ricevere finanziamenti da paesi stranieri”.
Resta da capire perché le ONG debbano essere considerate praticamente inammissibili. Soprattutto alla luce del fatto che il Cremlino poco si rende partecipe alla causa dei diritti umani e che, di conseguenza, le Ong non possano contare su un appoggio “casalingo”.
In tal senso, il parere della direttrice di Trasparenza Internazionale, Elena Panfilova, appare risolutivo: ” Tutto questo è sbagliato. È politicamente miope e sbagliato. Non ha senso fare pressione su organizzazioni per i diritti umani e anti-corruzione quando quest’ultima è una problematica importante del Paese”.
2 risposte
[…] Linea dura del Cremlino contro le Organizzazioni Non Governative che ricevono finanziamenti esteri, pioggia di critiche dalla diplomazia internazionale di Sara Gullace Recentemente Vladimir Putin h… […]
[…] Linea dura del Cremlino contro le Organizzazioni Non Governative che ricevono finanziamenti esteri, pioggia di critiche dalla diplomazia internazionale di Sara Gullace Recentemente Vladimir Putin h… […]