Sempre meno occupazione in Italia e in Europa
Arrivano altre cifre a ricordarci che siamo sull’orlo dell’abisso: ora serve una scossa
di Andrea Ranelletti
Concluse le vacanze pasquali si torna a pensare al possibile collasso dell’Eurozona, sotto il peso della crescente disoccupazione e dell’indebolimento dei fondamentali di grande parte delle economie nazionali. Il 2 aprile l’Eurostat, ufficio statistico dell’Unione Europea, ha reso pubblico il livello del tasso di disoccupazione medio in Europa, fotografando di fatto il persistente livello di disparità presente tra i vari Stati.
La disoccupazione media nell’area Euro per il febbraio 2013 – stabile al livello record del 12% di gennaio – è cresciuta di oltre un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Se in Austria il tasso di disoccupazione rimane pari al 4,8%, mentre in Germania si attesta al 5,4%, in Grecia e in Spagna il livello è ben al di sopra di un preoccupante 26%, mentre in Portogallo sta al 17%. Sempre secondo il rapporto Eurostat, nel corso dell’ultimo anno nell’Europa a 27 Stati, solo 8 nazioni hanno testimoniato un calo della disoccupazione, mentre i 19 Stati restanti hanno visto un aumento del suo livello.
Rimane costante l’allarme riguardante i dati sulla disoccupazione giovanile: il livello è oggi pari al 23,5%, con un aumento di un punto percentuale preciso rispetto all’anno scorso (188mila disoccupati under25 in più). Anche qui la disparità tra i vari Stati è evidente: mentre in Germania il livello è al 7,7%, in Austria all’8,5% e in Olanda al 10,4%, in Spagna e in Grecia il tasso ha abbondantemente superato il 55%.
Male anche le cifre legate al manifatturiero: il Purchasing manager index (Pmi), utile a segnalare il livello di input aziendale in previsione del futuro output, registra un calo medio di un punto rispetto all’anno precedente, dal 47,9 al 46,8. Anche l’industria manifatturiera tedesca, una delle principali dell’eurozona, è scesa al 49%, al di sotto della soglia del 50 che separa l’espansione dalla contrazione.
E l’Italia come sta? L’Istat ha reso noto il tasso di disoccupazione per il febbraio 2013, fermo all’11,6% del mese precedente, ma in aumento dell’1,5% rispetto all’anno 2012. La disoccupazione under 25 scende di 0,8 punti percentuali, ma rimane comunque al 37,8%: un aumento del 3,9% rispetto all’anno prima. Infine, i dati del Pmi rivelano come l’Italia sia scesa al 44,5, livello più basso dall’agosto del 2012.
Una pioggia di dati allarmanti continua a mettere a nudo la necessità di una svolta immediata. L’Italia deve trovare la forza di portarsi al di fuori della propria cronica impasse politica, mettendosi nelle migliori condizioni possibili per cercar di approntare le riforme necessarie a riavviare l’economia. Il senso di urgenza che aveva accompagnato l’arrivo di Mario Monti e del suo governo tecnico si è progressivamente perso nel corso dell’ultimo anno. Sarà ora necessario imprimere una sterzata forte all’attuale blocco istituzionale il più in fretta possibile, in maniera tale da aiutare l’intero paese a rialzarsi e a non soccombere a una crisi che sta mettendo alle corde l’intera Europa.
(fonte immagine: http://www.statopotenza.eu)