Università, arrivano i test d’ingresso obbligatori per la lingua inglese?
L’Università Ca’ Foscari di Venezia chiede un attestato per studiare nell’Ateneo, ma è coinvolta anche l’istruzione superiore: gli esempi di Torino e Mantova
di Lorenzo Tagliaferri
La notizia è piuttosto innovativa e ha prodotto reazioni diametralmente opposte tra gli studenti. Per proseguire i corsi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia sarà obbligatorio avere una certificazione che dimostri il possesso di un attestato in lingua inglese di livello B1 presentato presso gli uffici addetti entro i 12 mesi successivi dall’immatricolazione. Diretta conseguenza della mancata presentazione della certificazione sarà l’immediata interruzione della possibilità di frequentare corsi e sostenere esami presso l’Ateneo. In pratica una propedeuticità a 360°.
Ma questo tipo di test d’ingresso non coinvolge solo la galassia universitaria, ma anche diversi licei e scuole superiori. Riferimenti importanti per inquadrare meglio la situazione al Ca’ Foscari sono quelli della Scuola Internazionale Europea Statale Altero Spinelli di Torino che prevede un pre-test, nel periodo di febbraio, per la scuola media e per le superiori e che ha creato diffuse polemiche sia tra i genitori degli alunni, che si vedono precluso per i propri figli il diritto allo studio, sia tra i dirigenti che si dicono obbligati ad effettuare “test-setaccio” per evitare, vista la disponibilità di 5 classi per 300 richiedenti, di dover approntare classi da 60 elementi l’una.
Altro caso è quello dell’Istituto Superiore ‘Enrico Fermi’ di Mantova, dove la “scrematura” dei richiedenti è stata possibile attraverso un test che ha visto coinvolti 500 studenti, 430 dei quali hanno superato la prova. La formazione delle prime classi sarà così suddivisa: 14 prime classi per il Tecnico e 7 prime classi per il Liceo. Un’offerta, quella dell’Istituto ‘Fermi’, che cresce in maniera esponenziale di anno in anno, con un aumento di circa 200 studenti all’anno negli ultimi 3 anni.
L’Università Ca’ Foscari, per permettere ai richiedenti di ottenere la certificazione, propone una soluzione interna accessibile a tutti frequentando i corsi del CLA (Centro Linguistico d’Ateneo). Opzione che, tuttavia, presenta dei lati oscuri piuttosto preoccupanti, dato che il mancato conseguimento della certificazione attraverso questo corso impedisce l’accesso all’ateneo e apre un ventaglio di possibilità alternative che ai più possono risultare del tutto inaccessibili.
Si tratta infatti di opzioni “esterne”, attraverso la frequentazione di corsi in diversi istituti privati o all’estero. Opzioni costose e poco accessibili a chi non è in possesso di un reddito personale o familiare piuttosto elevato. La prima è quella della frequentazione di corsi estivi presso la Cambridge University, poi c’è la possibilità di frequentare i corsi del Trinity College a Londra ed infine i corsi attivati presso la Camera per il Commercio e l’Industria sempre sul territorio inglese.
Nel ragionamento dell’ateneo vince il principio della meritocrazia. Una prerogativa che si trova attualmente in stato di incubazione nel nostro Paese e che può produrre profondi squilibri in regime di ristrettezza economica. Nelle parole del rettore della Ca’ Foscari, Carlo Carraro, non sembrano trovare spazio alcuno riferimenti ad una maggiore solidarietà riguardo l’accessibilità alle risorse culturali: “Viviamo in un mondo in cui sapere l’inglese è diventata una priorità, in tutti i campi, in tutte le professioni: se non sai l’inglese sei fuori. È una questione anche di cultura: l’inglese è una lingua di connessione”.
Piuttosto eterogenee le opinioni degli studenti che, tuttavia, sembrano accettare di buon grado una migliore preparazione a discapito di un maggiore sacrificio, anche economico. Tuttavia devono ancora trovare certezze definitive le linee guida che caratterizzeranno sia il livello di conoscenza della lingua inglese preteso nei test, sia un eventuale trattamento economico per le soluzioni interne, il che non contribuisce a diradare il fumo del dubbio tra gli interessati.
L’affermazione popolare “english for you” sembra si stia trasformando in un cupo interrogativo: “english for you?”.
Per saperne di più: Università di Venezia Ca’ Foscari