La legge è uguale per tutti. O no?
La figlia del re di Spagna imputata per corruzione assieme al marito
di Maria Bonillo Vidal
Si è trattato soltanto di una questione di tempo, ma adesso appare evidente che in Spagna “la legge è uguale per tutti”. Questa l’idea di José Castro, il magistrato iberico cui è affidato il processo per corruzione che ha coinvolto il genero di Re Juan Carlos I de Borbón e che oggi vede estendere il capo d’accusa anche all’infanta Cristina. La figlia del monarca spagnolo dovrà infatti affrontare il “terzo potere” per supposte responsabilità nei traffici illeciti di suo marito Iñaki Urdangarin, vertice della fondazione Nóos.
Non si sa bene quando possa essere accaduto: la sconvolgente notizia ha suscitato immediate reazioni da parte della monarchia e dal pubblico ministero. Il procuratore ha infatti presentato un ricorso contro la citazione ai danni dell’infanta, poiché la considera un atto “discriminatorio”. “Un anno fa il giudice era in possesso degli stessi elementi, perché adesso la cita in giudizio?” – ha chiesto il PM, che finora aveva chiesto l’imputazione di tutti i responsabili della fondazione Nóos tranne quella di Cristina.
La dichiarazione era inizialmente prevista per il prossimo 27 aprile ma ora, grazie al procuratore, saranno tre i magistrati dell’Audiencia Provincial di Maiorca che decideranno se bisogna imputare o meno l’infanta. Fino ad allora, il giudice Castro ha deciso di rimandare quel momento fatidico che tante ansie sta provocando alla Corona: quello in cui uno dei suoi membri potrebbe essere definitivamente dichiarato imputato in un’aula nella quale, tra le altre cose, campeggerà la fotografia di Juan Carlos I – come del resto nelle pareti di ogni tribunale spagnolo.
La sorpresa è arrivata dopo piú di un anno dalla fase istruttoria del caso, e ha occupato i titoli di tutte le testate internazionali. Urdangarin – genero del re ed ex giocatore della nazionale di pallamano – è imputato per presunti casi di malversazione, prevaricazione, frode e riciclaggio di denaro. Tutte queste attività delittuose sarebbero state portate avanti per conto dell’istituo Nóos – fondazione senza scopo di lucro di cui facevano parte l’infanta Cristina, lo stesso Urdangarin e il suo ex socio Diego Torres.
Nelle due dichiarazioni rilasciate finora da Urdangarin ai tribunali di Maiorca, il duca ha insistito sul fatto che la figlia del re “aveva soltanto un ruolo nominale, senza responsabilità”. Nonostante la sua versione, tuttavia, il giudice ha impugnato ben quattordici argomenti diversi per dimostrare il coinvolgimento dell’infanta: pare vi sia uno scambio di SMS che lascia intendere che Cristina fosse a conoscenza di alcuni dei traffici piú importanti della Fondazione Nóos – in alcuni casi, Urdangarin chiedeva espressamente il parere di sua moglie.
E’ la prima volta che un rappresentante di una famiglia reale europea dovrà confrontarsi con la giustizia. Diversi partiti di oposizione chiedono spiegazioni alla casa reale – che da par suo rimane in silenzio, affidando ai propri portavoce lo scomodo compito di rassicurare la popolazione iberica su fatto che “rispetteranno le decisioni giudiziarie”. “Rispetto” che, tuttavia, si è praticamente tradotto nel ricorso presentato dal Pubblico Ministero, che ha ottenuto il rinvio a giudizio di Cristina, a data da destinarsi.
3 risposte
[…] spenti su Gibilterra, sui tagli, sulla crisi, sui problemi di corruzione che investono Governo e Casa Reale. Ritorna il dilemma: la Spagna si […]
[…] una disperata campagna mediatica per ripulire la sua immagine, il Re ha voluto operarsi in privato. Come spiegavamo qualche mese fa su questa testata, la Casa Reale si trova ad affrontare il suo periodo piú nero.Il caso di corruzione Nóos, che vede […]
[…] della sua deposizione di oltre cinque ore davanti al giudice istruttore del processo per il caso Nóos. E’ stato un giorno storico: era la prima volta che il rappresentante di una famiglia reale […]