Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia
Dopo la protesta del Coisp e la reazione di Patrizia Moretti a Servizio Pubblico, ripercorriamo le vicende del Caso di Federico Aldrovandi cercando di fare chiarezza sui fatti
di Guglielmo Sano
Ferrara è una piccola città di Provincia, dal passato importante e nobile, che adesso si gode la sua serena normalità ai limiti della noia. Quella noia che viene dal benessere e dalla prosperità economica. Avvolta dalla nebbia o immersa nell’afa, Ferrara ogni notte si addormenta pensando che il domani non riservi altro che la consueta vita.
Fine settembre, Federico Aldrovandi è un giovane ragazzo che passerà una serata normale in compagnia dei soliti amici dopo aver salutato i genitori, come sempre. Al ritorno da Bologna, il gruppo di amici si era recato a un concerto, Federico saluta tutti e si incammina verso casa. Nel buio di via Ippodromo troverà la morte. Nel buio sarà difficile distinguere i lupi nascosti sotto un’uniforme.
Federico giace a terra supino, ecchimosi e sangue su tutto il corpo, intorno a lui tutte le maggiori cariche della questura di Ferrara, insieme a quattro agenti, concordano una versione da riferire a magistratura, famiglia del ragazzo e media. Federico è stato ucciso, i quattro agenti dicono di aver semplicemente cercato di aiutare un “pazzo invasato” che poi si è accasciato a terra, ma intorno a quel corpo tutti sanno cosa è successo.
Il pm di turno viene ingannato, “è morto un tossico” gli riferiscono, quindi non c’è nessun motivo per recarsi sul posto, la polizia ha piena libertà d’agire, cominciano i depistaggi. La polizia inizia a indagare su se stessa, l’inchiesta viene subito indirizzata verso l’occultamento delle verità piuttosto che sull’accertamento dei fatti. Si cercano i possibili testimoni, i poliziotti salgono a casa degli abitanti di via Ippodromo, si affacciano alle finestre e ai balconi per capire chi potrebbe aver visto. Ancora prima di avvertire i genitori, si rastrellano gli amici del ragazzo, si portano in Questura dove vengono intimiditi, minacciati, spaventati. Al momento del riconoscimento del cadavere, i dubbi sulla morte di Federico diventano enormi, tutto sembra tranne che una vittima della droga.
La famiglia di Federico si fida delle autorità, ma è chiaro che non si vuole accendere la luce sulla vicenda, “il ragazzo era un drogato, succede nelle migliori famiglie”. Patrizia Moretti, la madre di “Aldro”, apre un blog, l’Italia si interessa alla vicenda che in città tutti giudicano con superficialità, il caso di Federico torna a Ferrara dopo aver scosso le coscienze di tutto il paese.
Comincia il processo: “Il ragazzo era drogato, anche se non avesse incontrato gli agenti sarebbe morto a casa”. Gli avvocati dei quattro poliziotti sostengono questa tesi. Nel sangue di Federico in realtà le quantità di alcol e droga sono irrisorie, insufficienti a creare un qualche effetto di alterazione figuriamoci la morte. Si scoprirà che gli agenti lo picchiarono oltre ogni limite, rompendo addirittura i manganelli, per poi causarne la morte comprimendone il torace, come si evince dalla presenza di un evidente ematoma cardiaco. Decisiva la testimonianza della camerunense Anne Marie Tsagueu che riportò con onestà e coraggio quello che aveva visto. I quattro poliziotti: Monica Segatto, Paolo Forlani, Enzo Pontani, Luca Pollastri sono stati condannati per omicidio colposo. Dopo la sentenza non risulta che siano stati licenziati, sospesi o rimossi dai loro incarichi, al massimo trasferiti indossano ancora l’uniforme della Polizia di Stato.
Sono state accertate anche le responsabilità di altri poliziotti nei vari depistaggi, che hanno inquinato le indagini, come il cambiamento degli orari d’intervento sui brogliacci della pattuglia per farli combaciare con la versione fornita dagli agenti poi ritenuti colpevoli.
Link utili
Documentario “È stato morto un ragazzo”
Documentario “Un giorno in pretura – caso Aldrovandi 1 puntata”