La crisi della monarchia spagnola
Periodo infelice per la Casa Reale spagnola, oggi travolta da diverse accuse di corruzione. E’ giunto il momento di pensare a una Repubblica iberica?
di Maria Bonillo Vidal
Essere un membro della famiglia reale, oggi non è facile. Non in Spagna, perlomeno. Propio mentre si celebra l’ottandaduesimo anniversario della Seconda Repubblica spagnola, la monarchia barcolla nella tempesta di quella crisi istituzionale che sta vivendo il Paese – a causa del caso Nóos, che ha travolto l’infanta Cristina e suo marito. Le quotazioni di una soluzione ‘Repubblicana’ sono salite in maniera direttamente proporzionale ai titoli di stampa dedicati a questo argomento.
Tutto è iniziato giusto un anno fa. Quest’enorme sensazione di dissafezione era nell’aria da parecchio tempo e sembrava aver raggiunto il suo apice il 14 aprile dello scorso anno – “El dia de la Republica” – quando centinaia di manifestanti nostalgici chiedevano in piazza un nuovo sistema di governo e il re si rompeva un’anca in una partita di caccia di elefanti in Botswana – la popolazione spagnola ha appreso tale notizia per caso, solo perché nel cuore della hanno dovuto traslocare il monarca a bordo di un aereo militare, con misure di sicurezza ad alta priorità che hanno invaso più di qualche spazio aereo riservato a ignare nazioni.
Nei giorni in cui il re era ricoverato la popolazione spagnola non ha potuto fare a meno di chiedersi perchè il Capo dello Stato fosse impegnato ad uccidere elefanti in Africa – nel bel mezzo di una crisi economica che ha lasciato a spasso ben cinque milioni di disocupati e un Paese sull’orlo del baratro. Perché, con chi e con quali soldi – e poi, ancora, chissà quante altre volte lo aveva già fatto senza che la verità venisse a galla. Perché?
In quell’occasione la monarchia – tradizionalmente statica, risoluta a e conservatrice – ha dato un suo primo, piccolo segno di vita: Juan Carlos I de Borbón ha addirittura chiesto scusa. “Perdonatemi, non lo farò più” – ha commentato il re, laconico. Un episodio storico a tal punto che le immagini del dolorante monarca sono state mandate in onda per giorni, nelle tivù spagnole. In realtà nessuno ha mai capito cosa il re non tornerà a fare, esattamente: andare a caccia in tempo di crisi o rompersi l’anca?
Pochi mesi dopo, nuovi segnali di vita. Precisamente, la Casa Reale ha cancellato dal suo sito web il profilo di Iñaki Urdangarin – il marito della secondogenita del re, oggi coinvolto nel caso di malversazione di fondi pubblici e frode fiscale. Non appena le accuse hanno investito “Il duca di Palma” in maniera più evidente, la famiglia reale ha voluto toglierselo di dosso in maniera più rapida.
Il processo si è appena concluso: qualche giorno dopo la notizia dell’accusa rivolta all’ infanta Cristina per aver partecipato neii loschi affari di suo marito, il re ha cercato di far ottenere a Iñaki Urdangarin una degna uscita in Qatar – Juan Carlos ha trovato nei suoi colleghi arabi la soluzione a quello che indubbiamente rappresenta il suo problema piú atroce: suo genero.
Cosí, oggi – con un Paese economicamente depresso, diffidente dalle istituzioni e interamente annegato nei meandri più reconditi della crisi – la monarchia non si presenta come un ancora di salvataggio. Anzi, a ben vedere rappresenta più una palla al piede – che per la cronaca fa e disfà ciò che vuole a proprio agio e piacere, pressoché immune alla giustizia. Bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo, per sapere se la Casa Reale deciderà di rimuovere dal proprio sito web anche il profilo della infanta Cristina – quasi che questo possa bastare, alla gente.