Sound Out Colors! Il loop sacro degli Honeybird and the birdies
Ritmi e riti del Mondo per ballare. Colori, fiori e “strumenti riciclati” per dichiarare l’amore per la Terra. Tutto all’Angelo Mai Altrove Occupato
di Valentina Palermi
Inarrestabili gli Honeybird & The Birdies. Con la loro prima intervista per Ghigliottina dello scorso anno ci hanno conquistati, e spinti a “metterci in volo” da un capo all’altro della Terra, abbiamo continuato a seguirli.
Prima all’Eurosonic 2013, e a pochi giorni dall’uscita del loro nuovo video, venerdì scorso gli “uccellini” si sono posati sul palco dell’Angelo Mai Altrove Occupato, per dare vita ad un “progetto molto ambizioso”, come ci racconta Monique Honeybird Charango. “Dopo 7 anni di concerti”, Sound Out Colors è “il primo concerto a tema” realizzato dal gruppo, condito da “tanti ospiti e imprevedibilità”.
Con la collaborazione di Fandango Web Radio, la californiana Monique, la catanese Paola P-Birdie Mirabella (batteria, chitarra acustica e back vocals) e il torinese Federico JolkiPalki Camici (basso) suonano al luccichio di un lampadario realizzato con le confezioni del caffè, circondati da fiori – gli stessi che “come minimo porteranno sul palco del Primo Maggio” -, ospiti e amici. Come i BAMBOO, giovani artisti che aggiungono ritmo alla serata entrando e uscendo dalla scena, armati di shaker realizzati con materiali riciclati, suonando legno, plastica e ferro, e dando voce anche a un minipimer.
Improvvisazione ed energia fin dalle prime note, tra “Where D’ya Live Yo?” ed “Elastic Stares”, accompagnate dai fiati degli E-birdies (Emanuele Cefalì ed Ersilia Prosperi) insieme a Enrico Gabrielli, produttore del loro album “You Should Reproduce”.
Un mantra, “You should reproduce”, che lo scorso anno Monique si è trovata a ripetere nella sua testa mentre tornava a casa in sella al suo motorino, subito dopo essere uscita dallo studio della sua ginecologa. Un pensiero, quello del rispetto delle proprie scelte “a dispetto di quello che possono dire la società, la nonna, la mamma”. Perché non c’è nulla di male a non aver avuto un figlio a 35 anni…Dopotutto, “siamo già tanti”. “Avevo 35 anni, ieri ne ho fatti 36. E domani torno dalla ginecologa. Chissà cosa mi dirà…magari quello che succederà sarà nel terzo disco!”.
In questo spettacolo c’è spazio anche per la danza. Al suono leggero del flauto, la voce calma di Monique accompagna la performance della ballerina Daria Greco che, vestita di verde, coi suoi passi minuti sale sul palco spargendo rametti e germogli ovunque. È il momento di parlare del genocidio che è stato compiuto nel 1937 nella Repubblica dominicana: “Perejil” – prezzemolo – era la parola che decretava la morte degli Haitiani, che pronunciandola in francese venivano così scoperti e uccisi. Un ultimo ciuffo di prezzemolo, lanciato dal cielo, viene gettato sul pubblico.
“Dove prima non c’era odio, come tra haitiani e dominicani, il governo l’ha portato” ci dice Monique. “I media e la società vogliono creare differenze, farci sentire soli, come piccoli mondi separati da altri mondi. Invece, c’è molto più amore di quanto crediamo o ci aspettiamo. E questa sera c’è stato un continuo dare/ricevere, una buona energia….C’è un loop sacro tra di noi!”
Più tardi farà la sua comparsa sul palco anche Adriano Bono, che farà scatenare tutti con “Jump in the line”, sfidandoci a sentire “cosa esce fuori da questo Psycho Calipso”.
Sotto quel lampadario al centro, che ora sembra una pianta sulle coste del Mali, tutti “fanno il mare” ora, a fare da sottofondo al “Canopy dream” fatto dai Birdies. Una notte sono riusciti ad arrivare fino in Africa, e ripercorrono con noi quel viaggio cullandoci e nuotando nel Mediterraneo, aspettando di scorgere Terra.
Tanti shaker, agitati al grido di “Take the shaker!”, animano uno dei momenti “più buffi, ma che nascondo una ricerca dietro”. Monique ci racconta un’altra storia, quella di un drago verde che vive nel centro della Terra. Se sente gli shaker, si arrabbia. “Fate rumore, ora siete al centro della Terra!”. E subito dopo “Silenzio! Soft and low….”. E di nuovo “Fatevi sentire qui sulla superficie della terra! Chissà se il drago ha paura?”. La folla urlante “Sound out colors!” fa comparire sul fondo il drago. Bacchette e piedi battono, la terra trema. E finalmente arriva “To the Earth’s Core”.
Tra passi di danza, e marce pesanti, le mani che sfregano ora fanno ballare tutti a tempo di “birds and beats” con “Swimming Underwater”, tornando poi su melodie e suoni lontani per l’esordio di un nuovissimo brano. Le storie della cantante di Los Angeles arricchiscono brani come “Don’t trust the butcher”, “East Village” e “Eine Kalte Geschichte”. Al termine del concerto, tornano sul palco con “Cajaffari” tra ombrelli colorati e coreografie, dal catanese di P-birdie al dialetto cileno mapudungun.
Il tentativo di rompere pignatte di lustrini, e la speranza di Monique di non aver distrutto l’Angelo Mai, ci avvicinano al termine di questo divertente, diverso ed esaltante spettacolo insieme alle note di “Bat Macumba”, brano con cui Gilberto Gil e Caetano Veloso hanno combattuto la dittatura.
“Mesdames et messieurs, voilà la band che ha conquistato la Francia!”…e non solo. Molto presto sul palco del Primo Maggio, tra i vincitori del contest 1MFestival. E tre settimane dopo al Primavera Sound di Barcellona. Naturale, perché la World Music degli Honeybird & The Birdies parla del mondo attraverso le sue lingue.