L’incubo del terrorismo made in USA
Dopo l’esplosione alla maratona di Boston, l’America si trova nuovamente a fare i conti con il terrorismo
di Serena Santoli
L’America resta adombrata dallo spettro del terrorismo. A 12 anni dall’11 settembre, infatti, il paese torna nell’angoscia a causa delle esplosioni verificatesi lo scorso 15 aprile alla maratona di Boston. La ferita apertasi nel 2001 non si è mai sanata del tutto, allora l’FBI decise di adottare una stretta sorveglianza su moschee e centri islamici attorno alle città maggiormente a rischio di attacchi.
Ma questa volta è diverso, perché a colpire sono stati due ragazzi cresciuti negli Stati Uniti, che si sono rivoltati contro la propria nazione. Le indagini sull’attentato proseguono, si cercano tracce a tutto campo per cercare di capire come mai i fratelli Tsarnayev abbiano scelto di compiere un simile gesto. Tra gli indizi scoperti dall’FBI, il più inquietante riguarda l’elevato numero di ordigni e armi che i fratelli ceceni avevano occultato: sembra si possa dedurre che gli obiettivi terroristici non si limitassero al sanguinoso attacco del 15 aprile.
“Si chiude un capitolo. Ma mancano tante risposte”, dunque – il presidente americano Barack Obama non ha potuto fare a meno di dissimulare la rabbia e il grande sgomento che pervadono lui come l’intera nazione.
Nel 1993 Steve Emerson ha realizzato un agghiacciante documentario intitolato “I nemici fra noi”, che descrive l’affermazione di leader e di gruppi terroristici segretamente operanti sul suolo americano. Una sorta di terrorismo interno, ove ogni gruppo esistente – come ad esempio omosessuali o uomini di colore – sceglie contro chi accanirsi.
Secondo uno studio dell’Accademia militare, nel 2008 il terrorismo nazionale ha raggiunto il record storico di 550 attacchi. Andando ancora indietro negli anni, il 1995 è ricordato per il più sanguinoso atto terroristico degli Stati Uniti – almeno fino all’attacco alle Torri Gemelle. L’artefice fu Timothy Mcveigh, che con una sostanza a base di fertilizzanti compì un attentato in Oklahoma – provocando la morte di 168 persone, 9 dei quali bambini.
Nel lontano 1995 l’obiettivo fu il Palazzo federale dell’Oklahoma: un simbolo, dunque. Come la maratona di Boston, scenario di un attentato che ha voluto colpire il paese nell’anima, nella sua identità sportiva e culturale. Un attacco nella quale ha fatto capolino quella cultura della violenza che risiede nella mente di qualche giovane americano – proprio come in Oklahoma, proprio come nel caso dei due giovani fratelli ceceni.
L’FBI pensa che i fratelli Tsarnayev avessero in mente altri attentati – troppe, infatti, le armi e l’esplosivo trovato nella loro abitazione. Si vuole scoprire pertanto da dove provenissero queste ed i finanziamenti per acquistarle – oltre ad eventuali collegamenti internazionali. Al momento è esclusa la matrice terroristica legata ad Al-Qaeda – mentre resta aperta la pista russa, benché debole. In questa direzione si muovono le indagini degli investigatori, sebbene il dossier relativo ai viaggi compiuti da Tamerlan Tsarnayev in Daghestan ed in Cecenia resti ancora da analizzare.
Ultimamente si è sentito parlare in America di un disegno di legge che potesse limitare la diffusione, ormai troppo facile, delle armi – cercando di realizzarne uno stretto controllo. Ma forse potrebbe diventare un ennesimo motivo per innescare ancora più odio, dentro la mente di chi vorrebbe colpire questo stato tiranno che vuole portare via le armi agli Americani.