Affitti in nero, i numeri di una disfatta

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Dagli studenti fuori sede ai nuclei familiari, la CGIA di Mestre ci mostra le tante difficoltà del nostro Paese, compreso il fallimento della ‘cedolare secca’

di Lorenzo Tagliaferri

affittasiA fornire le cifre preoccupanti per quel che riguarda la situazione degli affitti in nero nel nostro Paese è la CGIA di Mestre: su un totale di 4.800.000 famiglie che vivono in affitto si è arrivati ad ipotizzare la possibilità che ben 950.000 circa di queste famiglie non possiedono alcun regolare contratto di locazione. Una cifra che, sempre secondo l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese del comune veneto, risulta essere assai sottostimata in quanto questa non tiene conto di un milione e mezzo circa di studenti fuori sede che vivono in affitto.

Numeri che parlano da soli e che mostrano una realtà ipotetica disarmante, anche alla luce degli sforzi profusi dalle istituzioni per poter rimuovere la metastasi degli affitti in nero. Sforzi che portarono, nel giugno 2011, alla nascita della cosiddetta ‘cedolare secca’, che si prefissava di tutelare gli interessi sia dei locatori, sia degli affittuari. Ai primi veniva concesso l’agevolazione dei versamenti tributari con aliquote vantaggiose, e ai secondi veniva data la possibilità di rivalersi su chi proponeva accordi su affitti in nero.

Il locatario, che si vede costretto ad accettare un affitto in nero per ottenere sconti vantaggiosi sul canone mensile, attraverso regolare denuncia, può ricevere agevolazioni quali l’obbligo di una stipula di un contratto di anni 4+4 con un canone annuo che corrisponde a tre volte la rendita catastale dell’unità immobiliare occupata. Una cifra che, mediamente, si aggira attorno ai 100 euro mensili.

Tuttavia, nel biennio 2011-2012, lo sfruttamento di queste nuove logiche di gestione della questione affitti non ha prodotto i risultati sperati. L’inefficacia della cedolare secca è tutta nei numeri che ipotizzavano un deciso aumento del gettito per l’erario, nell’ordine di oltre 3 miliardi di euro per il 2011 e di circa 3,5 miliardi per il 2012. La realtà ha deluso le aspettative con poco più di 650 milioni incassati nel 2011 e 975 nel 2012.

Nel quadro più particolare della distribuzione del fenomeno degli affitti in nero si colloca il dato incoraggiante riscontrato nel dettagliato report fornito dall’Unione Inquilini nella seconda metà del 2012, nel quale si evidenzia come sia stato possibile permettere a molti inquilini, attraverso la registrazione di circa 1.000 contratti in nero, di risparmiare circa 750 euro al mese che corrispondono ad una riduzione del canone nell’ordine del 70-80% per ogni singolo contratto.

Su base complessiva si parla di un risparmio mensile di circa 700.000 euro che corrispondono ad un risparmio su base annua di 8 milioni di euro che, se adeguati agli 8 anni di contratto regolare, aumentano fino a 65 milioni. Queste registrazioni hanno anche permesso all’Agenzia delle Entrate di poter raccogliere qualcosa come 950.000 euro di gettito.

I numeri evidenziati dall’Unione Inquilini sono pregni di speranze per tutti coloro che si vedono costretti a sborsare cifre da capogiro per affittare una stanza in un appartamento nelle zone centrali della capitale e del Paese in generale. Dimostrare come sia possibile arrivare a risparmiare qualcosa 750 euro al mese in maniera del tutto legale può servire da volano per il risanamento dei conti di molte famiglie, innanzitutto, e di quelli dello stato in seguito. Una pratica che dovrebbe diventare un “must” nella cultura dell’Italia.

Per saperne di più: avvertenze.aduc.it

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