La streghetta di Miyazaki vola nelle sale italiane
Finalmente nei nostri cinema, un altro capolavoro del regista nipponico
di Giorgia Braico
Il celebre regista d’animazione Hayao Miyazaki è tornato nelle sale italiane con Kiki – Consegne a domicilio, in uscita lo scorso 24 aprile.
Tratto dal romanzo omonimo di Eiko Kadono del 1985, il film, prodotto nel 1989 dal leggendario Studio Ghibli, era già uscito in Italia una decina di anni fa in home video e poi presentato, sottotitolato in italiano, al Festival Internazionale del Film di Roma 2010, ad opera di Gualtiero Cannarsi, che ha infine curato anche il doppiaggio per l’uscita nei nostri cinema (ben 187 sale), distribuito dalla Lucky Red.
Kiki è una giovane streghetta di tredici anni che ha raggiunto finalmente l’età per intraprendere il suo noviziato. Questo consiste nel trovare la propria emancipazione, partendo da sola sulla sua scopa per stabilirsi in una città a piacere, per un anno intero. La piccola Kiki desidera assolutamente un posto vicino al mare, e così, accompagnata dal suo fedele gatto nero parlante Jiji, trova un posto che sembra l’ideale. Dopo le prime difficoltà, dovute anche alla sua inadeguatezza iniziale di ragazza di campagna che si imbatte per la prima volta in una grande città, Kiki si stabilisce dalla gentile panettiera Osono, e decide di avviare una propria ditta di consegne a domicilio “volante”.
Il mercato italiano continua a riscoprire le opere del grande regista nipponico, che anche a distanza di vent’anni e oltre, rimangono fresche e piacevoli da guardare, attirando ogni volta non solamente i bambini.
Come sempre i suoi lungometraggi sono pervasi da un’atmosfera magica, che compare sin dall’inizio, dalle immagini di luoghi aperti e soleggiati e dalla musica che le accompagna; le storie hanno sempre elementi fantastici, in questo caso rappresentati dalla stessa Kiki, che è una giovane strega.
Ma ciò non sembra dar fastidio agli “umani” che invece sono a conoscenza di queste presenze, e anzi le accolgono con piacere e meraviglia, introducendo così il tema dell’accettazione e dell’uguaglianza (sempre presente nei film di Miyazaki) fra esseri umani e soprannaturali, o anche fra persone, animali e natura.
Altri importanti argomenti ricorrenti, e presenti anche in quest’opera: l’amicizia, che Kiki trova nella gentile coppia di panettieri presso cui è ospitata, in Tombo, un ragazzino affascinato da lei che fa di tutto per diventarle amico, nelle due vecchine sue clienti con cui prepara una torta da consegnare, in Ursula, una giovane pittrice e persino in alcuni animali, come il cane che aiuta Jiji in un momento particolare del film; il coraggio, con cui Kiki affronta il suo viaggio, alla scoperta di un mondo nuovo e imprevedibile, e che dimostra anche in tante altre occasioni ben più dure; non arrendersi, resistere e insistere con tenacia, nonostante le avversità che le si presentano; la capacità di ambientarsi, e fare sua una realtà sconosciuta che fino a poco tempo prima non le apparteneva.
Tutti temi significativi e di grande valore educativo e sociale, che vanno molto oltre le ridicole censure a cui sono state sottoposte a volte le storie di Miyazaki, in questo caso la scena dell’autostop o di Kiki che prende il caffè, tagliate negli Stati Uniti, che spesso effettuano assurde scelte “etiche” che contrastano con la società in cui vivono e le idee che rappresentano.
Sebbene considerata un’opera “minore” del regista giapponese, certo non paragonabile al successo internazionale e agli spettacolari effetti di film più recenti come La città incantata (2001), Il castello errante di Howl (2004), o Ponyo sulla scogliera (2008), in realtà Kiki – Consegne a domicilio è un film gradevole, semplice ma pieno di tutti quegli elementi che hanno sempre caratterizzato la poetica di Miyazaki, qui forse presenti in maniera embrionale, e che rendono comunque l’opera di un certo livello, nel grande panorama d’animazione internazionale.
E’ previsto, oltretutto, un adattamento live-action del film, ossia con attori in carne ed ossa, diretto dal famoso regista Takashi Shimizu (The Grudge).
Avevo seguito una recensione su Radio 24 di questo film, in una bella rubrica che si occupa di cinema…beh niente a che vedere con la tua di recensione. Perfetta, completa, esaustiva. Bravissima.