Robe dell’altro mondo: rappresentazione di un’Italia allo sfacelo fra ironia e cinismo
Al Teatro Palladium di Roma l’epilogo della tourneè di Carrozzeria Orfeo, emergente realtà teatrale contemporanea
di Francesca Britti
Il linguaggio del fumetto per rappresentare le paranoie e le fobie quotidiane della vita umana. Ma non parliamo di un fumetto da leggere, ma di uno spettacolo teatrale che, attraverso questa stravagante forma comunicativa, colpisce i nostri nervi.
Il 28 aprile al Teatro Palladium di Roma è andata in scena l’ultima fatica di un gruppo teatrale giovane ed emergente, la Carrozzeria Orfeo, vincitore del Premio Nazionale della Critica nel 2012 con Robe dell’altro Mondo. Tre ragazzi Massimiliano Setti, Gabriele di Luca, Luisa Supino che, conosciutisi all’Accademia d’arte Drammatica Nico Pepe di Udine, hanno unito la loro creatività dal 2007 dando vita ad una sperimentazione drammaturgica fuori dal comune.
Robe dell’altro mondo è arrivato a Roma come appendice di un fortunato ed apprezzato tour che ha visto la compagnia in giro per l’Italia e li vedrà ancora protagonisti con quest’opera dal 14 al 19 maggio a Milano al OutOff. L’opera rappresenta, attraverso una struttura circolare in cui presente, flashback e flashforward si intrecciano, la rabbia, celata sotto un’apparente calma, che governa le nostre relazioni umane. Un esempio è la scena di due anziani signori che velocemente passano dalle cortesie formali al rigetto di reciproci rancori. Causa scatenante: un euro che l’anziana signora deve restituire, secondo l’anziano signore, per il carrello del supermercato.
Un iraniano, etichettato come zingaro dall’anziana signora, interviene per sedare gli animi dei due e si ritrova coinvolto nella morte accidentale dell’uomo. Il sospetto e l’intolleranza aleggiano, quindi, su di lui portandoci alla sua storia.
Omosessuale e convivente con il suo compagno egiziano si ritrova casualmente all’interno della giacca un neonato. Un miracolo compiuto dagli Alieni, i veri protagonisti della scena seppur invisibili. Gli extraterrestri sono sulla Terra per aiutare il popolo a uscire dalla crisi ma, dopo un primo barlume di speranza, i loro intenti cambiano radicalmente, facendo emergere la loro vera natura distruttiva. Il paese ripiomba così nei problemi di sempre. Non è lo “straniero” di turno a poterci liberare ma, sembra suggerire la Compagnia, noi stessi, se ognuno concretamente e quotidianamente guardasse oltre il proprio orticello.
Un impegno concreto e quotidiano che, in primis, deve arrivare dai rappresentanti politici, i quali, invece, si dilettano in massaggi erotici, trascurando la propria famiglia e i propri cittadini, ormai in delirio per la presenza sempre più malvagia degli Alieni.
A quanto pare anche la speranza, l’ultima a morire, è morta. L’Italia viene rappresentata così cinicamente ed ironicamente dagli interpreti di quest’opera: Gabriele di Luca, Giulia Maulucci, Massimiliano Setti e Roberto Capaldo che, intervallati da spezzoni di notiziari, hanno abilmente raccontato vizi e difetti degli italiani mettendo in luce le contraddizioni e falsificazioni della nostra società in frantumi sotto ogni aspetto dove “il fatto diventa notizia, la notizia pettegolezzo, il pettegolezzo verità“.