NoMuos: intervista ad Alfonso Di Stefano
Proseguono le proteste a Niscemi contro la costruzione del sistema satellitare Usa. Ne abbiamo parlato con uno degli attivisti del Comitato di base NoMuos/NoSigonella Catania
di Chiara Puglisi
Quella appena trascorsa è stata una settimana di passione per gli attivisti NoMuos, che ogni giorno protestano contro la costruzione del sistema di trasmissione satellitare nella base americana di Niscemi. Di lunedì scorso la notizia che quattro militanti dell’organizzazione, due uomini e due donne, sono saliti su una delle antenne in segno di protesta.
Desirée Ristagno e Simona Spinello sono scese per prime e sono state denunciate a piede libero per ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato per interesse militare dello Stato. Turi Vaccaro e Nicola Ambroscelli invece hanno resistito fino al tardo pomeriggio per essere poi arrestati oltre che per accesso arbitrario, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e lesioni aggravate.
Ghigliottina ha intervistato Alfonso Di Stefano, uno dei promotori del Comitato di base NoMuos/NoSigonella di Catania per fare il punto della situazione.
Da dove parte la protesta e dove è arrivata al momento?
La protesta parte da lontano. Dopo le lotte contro gli euromissili a Comiso, il movimento in Sicilia si articolò localmente in multiformi esperienze e la prima guerra in Iraq rivitalizzò esperienze precedenti e nuove soggettività nei coordinamenti contro la guerra.
Nel maggio 1991 organizzammo la prima iniziativa a Niscemi contro l’installazione delle 41 antenne di sistema di comunicazione Usa NRTF.
Nel 2007, come Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, iniziammo le mobilitazioni nel catanese e nel calatin. Inizialmente infatti la stazione Muos doveva essere installata all’interno della megabase di Sigonella.
Fu l’agenzia AGI Analytical Graphics Inc., una società di studi con sede a Exton in Pennsylvania , che ha eseguito lo studio denominato “Sicily Radhaz radio and radar radiation hazards model” nel quale hanno verificato l’incompatibilità del Muos a Sigonella, a dissuaderli, poiché le onde elettromagnetiche avrebbero potuto causare l’innesco automatico dei numerosi ordigni nucleari che transitano e stazionano nella base di Sigonella.
Nel corso del 2008 iniziammo a promuovere i primi incontri a Niscemi per allertare la popolazione sulla possibilità che gli americani, oltre alle antenne NRTF nella Sughereta, avrebbero voluto installare una stazione Muos.
In questi anni si sono alternate fasi di mobilitazioni (febbraio 2009) con lunghi periodi di letargo (giugno 2010/settembre 2011), ma dall’autunno dell’anno scorso il movimento NoMuos ha fatto passi da gigante, grazie alla nascita del coordinamento regionale dei comitati NoMuos.
Il Parlamento siciliano ha bloccato i lavori all’interno della base Usa di Niscemi, l’Istituto Superiore di Sanità deve esprimersi sulla pericolosità o meno del sito per la popolazione e nel frattempo illustri specialisti del Politecnico di Torino vi hanno dato ragione. Come state vivendo questi giorni di attesa e quali sono le azioni che condurrete?
L’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) ha tolto le autorizzazioni, dopo che la pratica della “ revoca dal basso” iniziata dal 22 novembre scorso è sempre più diventata una forma di lotta non solo degli attivisti dei comitati NoMuos ma anche di decine di mamme e cittadini niscemesi. Purtroppo le posizioni dell’ARS sono state altalenanti, ma il movimento di lotta contro il Muos non delega alle Istituzioni (anche se non rinuncia ad incalzarle) il diritto a riprendersi ora il proprio futuro.
Purtroppo di fronte all’arroganza della marina militare Usa ed al servilismo del governo nazionale non ci resta che radicalizzare ed estendere la lotta, oltre a proseguire i blocchi stiamo indicendo il prossimo 31 maggio una giornata di mobilitazione nazionale ed uno sciopero generale auto organizzato a Niscemi.
Quali rassicurazioni avete ottenuto, se c’è ne sono state, dal governo nazionale? Quali figure istituzionali vi stanno appoggiando nella protesta?
I movimenti, quando rivendicano la propria indipendenza dai giochi politici, a volte vivono momenti d’isolamento, ma l’incoraggiante riuscita delle manifestazioni nazionali del 6 ottobre (5mila partecipanti) e del 30 marzo (15mila partecipanti), dimostra l’isolamento dei politicanti dal Paese reale.
Stiamo mettendo in cantiere come coordinamento dei comitati NoMuos anche una mozione parlamentare per la revoca del Muos e lo smantellamento delle 46 antenne NRTF ed in questi mesi sono numerose le mozioni NoMuos proposte a livello regionale, nazionale e nell’europarlamento proposte dal M5S, da Sel e dal PD. Addirittura l’ARS ha approvato una mozione NoMuos all’unanimità, anche quei partiti che irresponsabilmente avevano concesso le autorizzazioni.
A differenza del movimento NoTav che vede contrapposto a sè un fronte SiTav composto da quasi tutti i partiti istituzionali, il movimento NoMuos vive il problema opposto, solo Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) rivendica la scellerata scelta di appoggiare la costruzione del Muos.
Siamo attorniati da troppi falsi amici della lotta NoMuos, infatti ai blocchi solo in pochi ci mettono la faccia ed il proprio corpo. Avendo adesso più visibilità mediatica oramai sgomitano i politici “NoMuos” con le loro interviste, ma le parole si traducono sempre meno in presenza concreta alla lotta.
È la prima volta che decisioni statunitensi sul territorio italiano vengono bloccate da una mobilitazione popolare, adesso esistono reali possibilità che i rappresentanti americani vincano la battaglia contro la popolazione siciliana?
Non ci facciamo illusioni sul potercela fare in tempi brevi, la posta in gioco di fermare un progetto planetario degli Usa per le guerre del terzo millennio è molto alta, ma il popolo siciliano è stato protagonista di storiche stagioni di lotta e noi metteremo in campo tutti i mezzi possibili per riprenderci ora il nostro diritto ad un futuro libero dalle guerre. Come c’insegnano i NoTav, anche in Sicilia “sarà dura”!