Basket NBA: Conference Semifinals, ora si fa sul serio
Finiti i primi turni: Westbrook out, incredibili i Bulls di un Belinelli da leggenda
di Stefano Brienza
@BrienzaStefano
La corsa al titolo NBA prosegue con le semifinali di Conference, iniziate già ieri sera. I primi turni sono scivolati via velocemente, con una sola gara 7 e quattro gare 6, giocate tutte venerdì sera, risultando risolutive tutte insieme. Ancora una volta, la notizia più influente in ottica titolo è data da un infortunio: stavolta è il turno di Russell Westbrook, superstar ed ‘ironman’ dei Thunder che non aveva saltato una partita in cinque stagioni, dalla prima partita della franchigia in poi.
Mancherà fino ad eventuali Finals comprese, lasciando Oklahoma City interamente nelle mani di Durant, che avrà compiti durissimi contro i Grizzlies e nell’eventuale Finale di Conference. L’altra notizia, come al solito, sono gli upset: ad Ovest Memphis e Golden State sorprendono dei deludenti Clippers – via Del Negro ed altri cambiamenti in vista – e Nuggets, che hanno sofferto più del previsto l’assenza di Gallinari.
È firmata dall’altro italiano in gara la più grossa sorpresa dei primi turni. Di fronte ad una Brooklyn inguardabile ed incapace di sfruttare le difficoltà di Thibodeau anche solo a trovare cinque giocatori da mettere in campo, Chicago ha vinto 4-3 con gara 7 in trasferta, grazie ad un Noah pazzesco e ad un Belinelli trascinatore.
Proprio lui: il Beli segna 46 punti fra gara 6 e 7 dopo che si è reso indisponibile pure Hinrich oltre a Rose e Deng nell’ecatombe Bulls (anche Noah ha saltato delle gare, mentre Gibson e Robinson giocavano con l’influenza). Lo stesso Robinson aveva fatto numeri da fantascienza nel triplo overtime di gara 4, in questi playoff che stanno trovando protagonisti inaspettati e che si proiettano nel vivo con queste quattro interessantissime Semifinali di Conference.
Western Conference
Oklahoma City Thunder (1) – Memphis Grizzlies (5)
Con Marc Gasol nominato difensore dell’Anno ed un primo turno complicato ma vinto quasi in controllo pur senza fattore campo, i Grizzlies sono lanciatissimi e sentono profumo di occasione trovandosi di fronte i primi Thunder della storia senza Westbrook. Memphis è certamente una squadra più completa, più ricca di soluzioni, più solida difensivamente. L’unica risorsa di Oklahoma City, invece, sembra il fenomeno con il numero 35. La serie è sulle sue spalle: Durant contro tutti, e in gara 1, dei mediocri Thunder sono già stati trascinati da KD ad un’insperata vittoria nel finale. Randolph e compagni hanno buttato un’occasione, ma se c’è una certezza in questa NBA, è che i Grizzlies non ti mollano proprio mai.
San Antonio Spurs (2) – Golden State Warriors (6)
Pronti a correre ancora? Dopo una serie ai centoventi contro Denver, che è stata seppellita dalle triple dei quintetti piccoli dei Warriors e da una serie mortificante di Curry (ad oggi una superstar), Golden State è pronta a sfidare i vecchi Spurs sul terreno che Popovich ha scelto da un paio di stagioni, i ritmi alti. L’età non dovrebbe costituire una discriminante, visto che la pochezza dei Lakers ha permesso a Duncan e compagni di riposarsi e preparare a fondo la serie contro la squadra attualmente più calda della Lega. I pick’n’roll di Parker, però, non sono quelli di Lawson, e Duncan non è McGee: il coach esordiente Mark Jackson ed i suoi dovranno fare un ulteriore step per poter competere.
Eastern Conference
Miami Heat (1) – Chicago Bulls (5)
Mentre i Miami Heat si rilassavano fra allenamenti e famiglia, dopo la conclusiva gara 4 di una serie inutile, un votante del premio per l’MVP scriveva “Anthony” risultando decisivo nel fallimento del raggiungimento della prima unanimità della storia (finale: 119 su 120), in occasione del quarto MVP a Lebron James – una specie di lesa maestà. Nel frattempo i Chicago Bulls, o meglio la metà disponibile di essi, si spremeva alla morte in una serie infinita giocando dai 45′ in su a sera, e non recuperando nessun infortunato per le semifinali. Il cuore, i cojones mostrati da Belinelli dopo la tripla killer di gara 7 e gli aggiustamenti di Thibodeau non basteranno a strappare più di una o due partite al carro armato Heat, ma già ora meritano tanti applausi.
New York Knicks (2) – Indiana Pacers (3)
Dopo qualche brivido di troppo per entrambe, è iniziata ieri una semifinale fra due squadre che se le promettono già da qualche mese, nell’ambita lotta allo scettro di sfidante degli Heat. Due franchigie che non si amano per nulla, e ricordano ancora le ginocchia sbattute sui parquet di quelle epiche sfide degli anni ’90 che rivivranno in tutta la loro durezza. L’unico superstite è probabilmente Spike Lee, ma i Pacers hanno già sbancato il fattore campo in gara 1 e sembrano più attrezzati dei Knicks, squadra che vive troppo dei periodi al tiro di Anthony, Smith e dei vari specialisti. Come in Grizzlies-Thunder, scontro fra la forza dell’individualità e quella del collettivo, con Indiana che ha un vantaggio tattico – la maggiore fisicità – e NY l’esperienza dalla sua. Occhio a questa serie con sentori di battaglie, e occhio al parquet.