Expo 2015: c’era una volta l’OpenExpo di Luna
L’idea dell’ex direttore di Wired Italia, Riccardo Luna, voleva garantire maggiore trasparenza.
di Lorenzo Tagliaferri
L’Expo 2015, che si svolgerà a Milano e avrà come tema principale “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Un motto che punta l’obiettivo sull’alimentazione e sulle necessità ad essa collegate e cioè quella di rafforzare la sicurezza e la qualità dell’alimentazione, trovare una strada preventiva per le malattie cardiovascolari e le cause dell’obesità, fornire innovazione tecnologia, attraverso la ricerca, all’impresa alimentare ed educare le nuove generazioni al totem della corretta alimentazione.
Una manifestazione enorme, che prevede la partecipazione di 128 paesi che potranno usufruire di spazi disposti sull’area nord-ovest della città, dove verrà realizzato il nuovo Polo della Fiera di Milano, per una superficie complessiva di circa 1,7 milioni di metri quadrati. Un progetto che, tra lavori di differente valore costerà qualcosa come 1,3 miliardi di euro, gran parte dei quali non risultano ancora versati dagli enti pubblici.
Ed è proprio sul piano economico che si collocava l’iniziativa (che aveva avuto l’immediato appoggio di Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015) promossa dall’ex direttore di Wired Italia e coordinatore dell’Innovation Advisory Board dell’Expo, Riccardo Luna e da lui stesso ribattezzata OpenExpo, cioè la possibilità di poter visionare lo “stato dei lavori” direttamente online. Un modo per dar conto di come, quanto, quando e attraverso le mani di chi le cifre messe a disposizione dallo stato saranno investite, contribuendo perlomeno a evadere le possibili ombre di un’operazione che all’occhio di qualcuno può risultare superflua in un momento difficile per le casse dello stato.
“La trasparenza assoluta è il presupposto per dire ai cittadini italiani: stiamo lavorando davvero per voi e non abbiamo nulla da nascondere. Di più: è uno strumento per aiutare chi gestisce Expo contro pressioni indebite della politica nelle assunzioni ed eventuali infiltrazioni malavitose negli appalti”. Con queste parole Luna aveva lanciato con entusiasmo l’iniziativa di OpenExpo non limitando la questione ai costi degli appalti per le opere pubbliche, ma comprendendo in essa anche i contratti e le consulenze varie.
Tutto questo accadeva negli ultimi giorni di marzo 2012. A circa 365 giorni di distanza l’entusiasmo iniziale è andato scemando e la realtà ha prepotentemente imposto i suoi veti all’iniziativa. Giusto qualche giorno fa lo stesso Luna aveva provveduto a chiarire i vari problemi incontrati nello sviluppo dell’iniziativa: “Ogni volta che si entrava nel merito ci scontravamo con un muro di gomma e di opacità”. La situazione ha portato alla decisione di abbandonare l’iniziativa: “Decisi che in queste condizioni era meglio lasciare. Il 31 luglio lo comunicai ‘irrevocabilmente’ a Sala, il quale due mesi più tardi mi ribadì la sua ferma volontà di realizzare OpenExpo. Siamo ancora lì credo”.
La parola fine all’iniziativa non sembra ancora essere stata definitivamente pronunciata ma lo sconforto di Luna lascia poco spazio ad equivoci. Volendo rivisitare il motto dell’Expo2015 potremmo dire che il fallimento di OpenExpo sembra fatto apposta per nutrire i dubbi e dare energia al sempre più imperante malcontento generale.
Per saperne di più:
La lettera di Riccardo Luna pubblicata su Il Post