Governo: 100 giorni all’esame di maturità
Il quadro dei primi interventi su IMU, fisco e occupazione. Quanto costerà allo Stato, da dove verranno le risorse? Finora nessuno l’ha spiegato. Proviamo a fare due conti
di Roberto Casucci
Nel vertice di governo che si è svolto la settimana scorsa, si è discussa la cosiddetta “agenda dei 100 giorni” per definire gli interventi di riforma in ambito economico. Tre i temi sotto i riflettori: casa, fisco e occupazione. E’ stato annunciato che Mercoledì prossimo il Consiglio dei Ministri varerà il decreto IMU per la sospensione della rata di Giugno sulla prima casa e il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga.
Il Ministro dell’Economia Saccomanni ha precisato che non saranno esclusi dal pagamento dell’IMU i capannoni industriali, gli esercizi commerciali e gli alberghi. Il Ministro ha affermato anche che l’intera materia fiscale sulla casa sarà riformata entro 100 giorni e che non ci sarà bisogno di un’altra manovra finanziaria. Un altro obiettivo dell’esecutivo è evitare l’aumento dell’IVA a Luglio al 22%.
Sul lato dell’occupazione giovanile il Ministro del Lavoro Giovannini incontrerà in settimana i partiti per discutere misure come la semplificazione dell’apprendistato e dei contratti a termine. Tutto ciò avverrà a patto di rinegoziare a Bruxelles la procedura di disavanzo eccessivo per uscire dalle politiche di rigore.
Quante risorse saranno necessarie per finanziare queste iniziative? Partiamo dall’abolizione dell’IMU sulla prima casa. Il gettito annuale è pari a 4 miliardi di euro che spetterebbero ai comuni. La sospensione della rata di Giugno equivarrebbe quindi a 2 miliardi da trasferire subito.
L’aumento dell’IVA al 22% porterebbe 2,1 miliardi di euro nelle casse dello Stato nel 2013, il doppio nel 2014. La sua applicazione è osteggiata da molti economisti perché è un’imposta indiretta che agisce indiscriminatamente sulle diverse classi sociali. E’ una tassa che rischia di colpire ancora più i consumi interni.
La cassa integrazione è un ammortizzatore sociale tramite il quale, le aziende, che riducono il personale o sono in procinto di chiudere, chiedono l’intervento dello Stato per pagare parte dello stipendio. Nel 2013 sono già stati stanziati 800 milioni di euro, ma è probabile che serva un altro miliardo.
Nella riforma fiscale potrebbe essere inserita anche l’IRAP, imposta regionale per le attività produttive. E’ una tassa che colpisce le imprese sul fatturato e non sugli utili. Per questo motivo anche una in perdita può esserne soggetta. E’ un’aliquota iniqua e disincentivante. Il governo Letta dovrebbe aumentare alcune deduzioni per un carico di un miliardo e mezzo di euro. Per realizzare tutti gli interventi, quindi, servirebbero 8 miliardi di euro.
Dove prenderà i soldi il governo? Fino ad ora nessuno ha speso una parola per spiegarlo. Il deficit italiano è vicino al 3%, quindi secondo gli accordi europei non c’è possibilità di finanziarsi con il debito. Saccomanni ha annunciato che non aumenterà le tasse. Non rimane che tagliare la spesa pubblica, pari a 800 miliardi di euro. Gli interventi dei governi Monti e Berlusconi in questo senso sono stati inefficaci.
E’ difficile anche quantificare la possibile eliminazione delle provincie e gli eventuali tagli alle forniture alla pubblica amministrazione. Il settore militare potrebbe essere il prescelto per recuperare risorse. Il bilancio per le spese belliche è di 26 miliardi di euro. Di questi un 70% serve a pagare stipendi e pensioni e sono quindi intoccabili. Altri 3 miliardi finanziano le spese per le missioni internazionali. Il resto sono spese per investimenti, come i caccia F-35, le navi e i sommergibili. Molti sono concordi nel voler eliminare queste spese.
Bisogna ricordare però che queste sono spese produttive, che finanziano i cantieri, le aziende e che si basano su contratti pluriennali già firmati. In ogni caso siamo molto lontani dal coprire la cifra che in teoria ci apprestiamo a spendere. Il dubbio legittimo è che, come è stato scritto dal Financial Times, Letta ci stia leggendo il libro dei sogni. Reminiscenze di promesse inattese in 100 giorni riecheggiano cupamente da governi di un passato molto recente. Meglio essere scettici.
(fonte immagine: http://cambiailmondo.org/; www.huffingtonpost.it)