All’Ara Pacis la “Genesi” di Sebastiao Salgado
Fino al prossimo 15 settembre il mondo incontaminato nella sua purezza e innocenza catturato dall’obiettivo appassionato di Sebastiao Salgado. Francesca Britti ha seguito per Ghigliottina l’anteprima stampa all’Ara Pacis
di Francesca Britti
Una mostra contemporanea esposta in una cornice classica. Una dissonanza voluta e non casuale che ha lo scopo di avvicinare due generi, il classico e il contemporaneo. La mostra è quella di Sebastiao Salgado e la cornice quella dell’Ara Pacis.
Inaugurata ieri mattina alla presenza del fotografo, della curatrice Lelia Wanick Salgado, del sovraintendente alla Cultura di Roma, Umberto Broccoli e del presidente di Contrasto, organizzatore della mostra, Roberto Koch.
Ad introdurre il tour alla mostra dapprima Broccoli, che ha manifestato il suo orgoglio per aver accolto questo progetto che farà il giro del mondo, e poi da Lelia Salgado, che ha presentato l’organizzazione della mostra spiegando l’ordine dell’esposizione delle fotografie.
Fino al 15 settembre i romani e i turisti potranno ammirare la rara bellezza a cui non siamo abituati ad assistere. E non è retorica perchè gli scatti di Salgado vanno a scoprire quei lati del nostro pianeta dimenticati dall’essere umano, o peggio ancora, maltrattati. La ricerca del fotografo brasiliano parte proprio da questa consapevolezza. Esistono luoghi, popoli e specie animali, vegetali e minerali incontaminati. Puri come alla nascita.
Un giro per il mondo alla scoperta e rivelazione di paesaggi come le isole australi di South Sandwich dove vivono i pinguini reali e pinguini chinstrap. O le pratiche culturali della deviazione labiale della tribù di Koronai che vive in Papua Occidentale. O ancora l’attività vulcanica di Ilisky in Russia.
Il percorso fotografico, su scelta della curatrice, è stato diviso in 5 tappe riconoscibili dal diverso colore della parete su cui sono affisse le fotografie. Ogni colore rappresenta un significato ben preciso. All’Africa il rosso per il calore umano che trasmette ma anche per il sangue delle tanti morti innocenti. Il grigio è dedicato al Pianeta del Sud e Il grande Nord, rispettivamente in grigio chiaro e scuro. L’Amazzonia e il Pantanal si presenta in verde per la speranza che ne rappresenta ed infine un colore misto fra i tre citati designato per i Santuari della Natura.
Salgado non ha escluso nessuno e niente dalla sua macchina fotografica perchè “siamo tutti uguali, esiste un solo pianeta“. Per rappresentarlo nelle sue diverse forme ci sono voluti due anni e mezzo di lavoro attraverso il quale il fotografo ha riflettuto, come già successe giù per Il Cammino esposto alle Scuderie del Quirinale anni fà, sull’urgenza di ricostruire quel rapporto sano con la natura. Un artista e un uomo molto generoso che, con tenerezza, ha raccontato della sua terra, il Brasile, dove il paradiso del passato si era spento, le specie animali e vegetali scomparse. La riforestazione avvenuta grazie l’Istituto Terra (creato proprio da Salgado e la moglie Lelia) ha riportato sul territorio quel paradiso in cui il fotografo è nato.
Non a caso, quindi, il titolo della mostra è Genesi “perchè desidero tornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita. Nonostante tutti i danni causati all’ambiente in queste zone si può ancora trovare un mondo di purezza, perfino d’innocenza. Intendo testimoniare com’era la natura senza uomini e senza donne, e come l’umanità e la natura per lungo tempo siano coesistite in quello che oggi definiamo equilibrio ambientale“.
“Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado.”
15 maggio – 15 settembre 2013,
Museo dell’Ara Pacis , Nuovo Spazio Espositivo Ara Pacis, Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) Roma