Thank you and goodbye, Sir Alex Ferguson
Dopo quasi 27 anni e 38 trofei vinti l’allenatore del Manchester United dice addio ai Red Devils
di Marina Cavaliere
I cicli terminano ma le leggende rimangono: Sir Alex Ferguson è sicuramente una di queste e chi ama il calcio, e lo sport in generale, non può che ringraziarlo al di là del tifo e della nazionalità. Bandiere di devozione e correttezza come lui o i nostri Del Piero e Maldini rimangono eterni anche quando decidono di non indossare più quella maglia che hanno rappresentato per decenni.
Il cammino di Ferguson a Manchester comincia il 6 novembre 1986, anno in cui viene ingaggiato dai Red Devils dopo un ciclo vittorioso in Scozia con l’Aberdeen, che lo consacra come allenatore a livello europeo. Si è concluso domenica scorsa nel suo stadio, davanti ai suoi tifosi a cui ha regalato, prima di andarsene, il 20° scudetto della storia dello United, il tredicesimo vinto sotto la sua gestione.
Un cammino durato 27 anni che ha portato nella bacheca del club inglese 38 trofei, tra campionati e coppe europee. Ma si sapeva, prima o poi il sipario sarebbe calato e il campione sa scegliere anche il momento più giusto per congedarsi dal suo pubblico. Sir Alex, all’età di 71 anni, ha deciso che poteva bastare così. È uscito di scena da vincitore anche nella sua ultima stagione sulla panchina del Manchester United e, quella che doveva essere la festa per lo scudetto vinto con qualche giornata di anticipo, è diventata la festa di Sir Alex.
Domenica scorsa, in occasione della gara contro lo Swansea City (vinta dai Red Devils per 2-1), l’Old Trafford era lì solo per lui, per abbracciare per l’ultima volta il suo eroe che li ha accompagnati per un quarto di secolo e che ha portato in alto il nome del club. Un picchetto d’onore ad accoglierlo: da un lato i suoi ragazzi, dall’altro la squadra avversaria. Quando esce sul campo è un boato, una festa di suoni e colori della sua gente, corsa allo stadio (pagando anche 3mila sterline) per dire addio al suo eroe.
Che poi un vero e proprio addio non sarà, visto che l’allenatore scozzese rimarrà all’interno del club come ambasciatore della squadra. Lui che a sua volta applaude la sua gente, attraversando il campo per andare a dispensare autografi e abbracci. Se era emozionato Sir Alex l’ha nascosto bene con la solita camminata imperturbabile e la gomma da masticare in bocca. Ma quella di domenica è una scena che difficilmente non ti scalda il cuore e ti fa venire la pelle d’oca, anche a chi, come leggende di questo calibro, è già ricco di fama, potere e soldi.
È una questione di integrità morale, di superiorità prima come persona e poi come atleta, caratteristiche che nelle leve del calcio moderno, vediamo sempre meno. Queste particolarità alla lunga pagano, ti portano quel rispetto che neanche un contratto a sei zeri ti regala. E così è stato anche per Ferguson che, dopo l’annuncio del suo ritiro, è stato inondato di saluti, ricordi e gesti di affetto da colleghi e non sparsi per il mondo.
Si chiude un’era a Manchester, finisce il regno Ferguson che rimarrà indelebile e inattaccabile da chiunque verrà dopo, anche se la società ha annunciato il suo successore, l’attuale allenatore dell’Everton, David Moyes.
In ogni caso, thank you and goodbye Sir Alex.
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Sir Alex Ferguson salutato dai suoi tifosi all’Old Trafford di Manchester