Suerte: la storia vera di Ilan Fernandez
Alessio di Clemente porta in scena fino al 26 maggio al Teatro Argot la vita di Ilan Fernandez, ex narcos ora imprenditore di successo
di Francesca Britti
Può un narcotrafficante diventare uno stilista di successo dopo 9 anni di carcere? A quanto pare sì. È il caso di Ilan Fernandez, colombiano attualmente residente a Milano Marittima, che dietro la cella si è ripulito degli errori del passato rinascendo grazie ad un marchio di abbigliamento chiamato DePutaMadre69. Un nome particolare ma che gli ha aperto le porte della moda e del nuovo successo. Quello vecchio di narcos sembra ormai essere alle spalle e ora, nella cittadina romagnola, si dedica alla famiglia e al lavoro.
La storia di Fernandez ha suscitato molto interesse tanto da far scrivere un libro a Giulio Laurenti, che ha vissuto 9 mesi a contatto con l’uomo per comprendere il suo percorso di redenzione, o meglio rinascita. Da questo romanzo trae spunto lo spettacolo teatrale di Alessio di Clemente, aperto al pubblico da ieri 14 maggio e che si chiuderà il 26 dello stesso mese presso il Teatro Argot di Roma.
Sul palco un solo uomo, Pablo che racconta come un monologo i suoi trascorsi fra il passato, orfano di padre e un’infanzia vissuta con la madre, donna delle pulizie, in mezzo alla povertà e il presente da imprenditore “pulito” con il rischio, però, che un passato così pesante torni a voler emergere.
Pablo a soli 19 anni è il re del controllo di cocaina d’America e d’Europa. I suoi uomini, che lui chiama soldati, lo proteggono e svolgono per lui i compiti più scomodi “la roba attraversava l’Atlantico e imbiancava l’Europa senza che ormai io facessi realmente una decina di chiamate e qualche incontro d’affari”. I soldi fioccano e il gusto del prestigio e del potere, dopo una vita di stenti e di povertà, lo infiammano sempre di più facendolo diventare uno dei maggiori narcotrafficanti a livello internazionale. La sua figura è quella del tipico uomo di potere che ha tanti adepti ma fondamentalmente è un uomo solo.
L’unico punto di riferimento è nonno Jack, i cui saggi consigli sono una lezione di vita costante per la sua salvezza. Una salvezza messa più volte a repentaglio. Il narcos conosce i rischi del suo lavoro; la sua quotidianità è un mix di spregiudicatezza e paura. Paura dell’irreparabilità dei fatti. Ciò che lo spettatore si chiede in questo torrente tortuoso di violenza (nei ricordi di Pablo), di vendetta e infine di speranza è se davvero è mai possibile ricostruire una vita lontano dagli eccessi e dimenticare un numero spropositato (ed incerto) di morti sulle proprie spalle.
Poi un giorno nel 1985 a Barcellona il successo finisce. Un poliziotto infiltrato distrugge la vita di Pablo, che trascorrerà così 9 anni di carcere. Per una volta il carcere si rende utile. Pablo rinasce sotto altre spoglie si potrebbe dire. La vera solitudine che assapora nella sua cella, l’incontro con gli altri detenuti scaturiscono in lui una riflessione più profonda su sè stesso. Scopre, allora, l’amore per la vita e per la famiglia. Per quella figlia verso cui, come ha raccontato a fine spettacolo di Clemente che ha conosciuto di persona Fernandez, il padre Ilan nutre un amore che, forse, gli permetterà di non commettere gli stessi errori e di guardare con speranza ad una nuova vita.
“Suerte”
di e con Alessio Di Clemente
fino al 26 maggio, Teatro Argot Studio, Via Natale Del Grande 27, Roma
info: 06.5898111 /3929281031