Ciclismo: Nibali domina il Giro 2013, chi lo fermerà?
Gli avversari cadono uno ad uno, fra il siciliano e Brescia c’è solo la terza settimana
di Stefano Brienza
@BrienzaStefano
Durante il secondo giorno di riposo, che precede l’ultima settimana del Giro d’Italia 2013, la domanda è una sola. Chi è l’avversario di Vincenzo Nibali?
La novantaseiesima edizione della corsa rosa, quest’anno con delle forti tinte azzurre, sta favorendo sempre più la scalata del leader di classifica, già davanti a tutti da 8 giorni. Il siciliano è un ‘cannibale’ gentile, un dominatore mai sopra le righe, consapevole di essere abbastanza superiore da non dover forzare. Una frustata ogni tanto, nei momenti giusti studiati con lo staff Astana, per tenere a bada tutti gli avversari diretti e staccarne uno alla volta.
Hesjedal, Sanchez, Gesink, Henao, persino il grande rivale Wiggins sono capitolati finora sotto i colpi silenziosi del killer in rosa, che è ancora in ottima forma e lo dimostra in ogni tappa. Ma la risposta al quesito iniziale non può essere “nessuno”. Per un semplice motivo: i Grandi Giri si vincono nella terza settimana.
Quindi verrebbe da dire che l’unico capace di far perdere il Giro a Nibali potrebbe essere proprio lui. Un crollo giornaliero può capitare a chiunque, in fondo, e la terza settimana è sempre un’incognita per tutti. Ma da quel punto di vista le scorse edizioni del Giro certificano che il siciliano sa gestire bene le energie e la forma lungo la corsa. Una forma che dura da inizio stagione, una stagione targata Nibali, una stagione dal destino già scritto.
Il freddo è stato l’altro grande protagonista di queste prime due settimane di gara, colpendo più volte e in maniera diversa: dalla pioggia in pianura alla neve vista sui traguardi alpini, la temperatura non è mai stata da maggio italiano, e gli organizzatori hanno dovuto lavorare doppio (compiendo, per ora, un lavoro egregio nel rispetto sia dei corridori che della corsa).
I big stranieri sono stati fatti fuori in larga parte proprio dalle condizioni atmosferiche. Wiggins in modo particolare: cadendo sulla pioggia, subendo psicologicamente tutte le discese successive ed infine prendendosi un’influenza da ritiro. Sia lui che Hesjedal si curiosamente sono ritirati la mattina di venerdì 17.
Timide speranze per Cadel Evans, secondo a 1’26” da Nibali. Un cliente da tenere sempre d’occhio, ma con un’atavica tendenza a nascondersi o sciogliersi nella terza settimana. E per Rigoberto Uran Uran, diventato capitano del Team Sky dopo il ritiro di Wiggo. La squadra inglese si potrebbe presto pentire di non aver lasciato più libertà da subito al colombiano, che ora è a 2’46” ma spesso si è attardato per supportare il campione olimpico a cronometro.
In maglia azzurra per ora c’è Pirazzi, ma si deciderà tutto nei tapponi di montagna finali. Secondo è Visconti, dopo l’emozionante scalata al Galibier nel nome di Pantani, con copiose lacrime finali per un corridore – nato lo stesso giorno del Pirata – che ha passato un anno difficile, fra una squalifica di tre mesi per contatti col medico Ferrari ed una crisi di risultati.
E poi c’è chi vuole vincere ogni tappa: l’imbattibile Mark Cavendish, già a quota quattro successi, che ha fatto cento in carriera a Treviso e vinto una tappa non sua a Cherasco. L’abbiamo visto tenere duro ed arrivare in cima ad ogni GPM con i suoi tempi, con Brescia e la classifica a punti in testa: un velocista atipico in tutto e per tutto, sia perché vince sempre, sia perché non molla mai. Il dominatore Nibali ci scuserà, ma il fenomeno numero uno del Giro è Cav.