Elezioni di Roma: 3 domande a… Valeria Baglio (Partito Democratico)
Intervista a uno dei candidati per la nuova Assemblea Capitolina. Dal 2008 Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI (ora VIII), Valeria Baglio sostiene Ignazio Marino per la poltrona di sindaco
di Graziano Rossi
Roma è una città sempre più difficile da gestire: trasporti, ambiente, salute, rifiuti, solo per citare alcune delle questioni. Quali sono le priorità che la Capitale dovrebbe avere a partire dal 28 maggio?
Comincio con un messaggio che mi sono sforzata di ripetere in ogni appuntamento di questa campagna elettorale: Roma ha tutte le risorse per ripartire. È fondamentale mettere in campo il più grande piano di investimenti in capitale umano che si ricordi: impegniamoci ogni giorno dei prossimi 5 anni su politiche per l’occupazione giovanile (ci sono, in diverse parti d’Italia, Comuni che fanno già molto per questo), per la parità di genere, per il welfare locale. Dobbiamo lavorare sul turismo, dove Roma può aumentare i visitatori e il loro tempo di permanenza (ad esempio, sfruttando di più il nostro mare e le nostre colline), e nelle cosiddette “professioni verdi”, da cui possono nascere opportunità inimmaginabili. Vede, tutti i problemi che ha elencato prima sono in realtà collegati: la prima priorità è di rimettere in moto un circolo virtuoso nell’amministrazione. Puntare sull’economia verde è l’esempio migliore di quello che intendo: farlo comprenderebbe anche, ad esempio, una gestione coraggiosa e senza equivoci in tema di gestione dei rifiuti, una seria manutenzione degli spazi pubblici di prossimità come i giardini di quartiere, e una nuova mobilità efficiente e sostenibile, fatta di infrastrutture, cura del trasporto pubblico, infomobilità, modalità innovative di spostamento (come il car sharing).
Perché la candidatura all’Assemblea Capitolina?
Perché in questi anni, da Presidente del Consiglio del Municipio XI (oggi VIII), ma anche come madre e donna, ho visto che c’è una Roma migliore di quella a cui abbiamo assistito in questi anni. Una comunità che non ne può più dei disastri di questa Giunta e pretende una Città più giusta, solidale, aperta e innovativa. La candidatura nasce da lì: non è la “mia” candidatura, ma la “nostra”. Noi ci candidiamo a governare questi territori perché li amiamo, perché li vogliamo migliori, perché sappiamo che possono dare tanto allo sviluppo di questa città, e perché vogliamo che siano loro i protagonisti di questo sviluppo. Se non amassimo i nostri territori, se non volessimo costruire con loro una nuova stagione, non proporremmo la trasparenza e la partecipazione come matrici fondamentali dell’azione amministrativa; non disegneremmo un modello di città policentrica, con il decentramento di iniziative culturali, infrastrutture, punti di incontro tra amministrazione e cittadini, manutenzione degli spazi; non porteremmo avanti l’idea dei tanti mercati naturali a km 0 che valorizzino le vocazioni locali dei nostri quartieri; non vorremmo favorire le reti d’impresa; non punteremmo sui distretti industriali a cui dobbiamo dare nuova forza, dall’audiovisivo all’aerospaziale, dalla bioedilizia all’elettronica; non metteremmo in campo, soprattutto, quello che ho chiamato il più grande investimento in capitale umano che si ricordi. Noi vogliamo lavorare per i romani, per una città di tutte e di tutti, che sia la Capitale delle opportunità, del lavoro, del sapere, dell’innovazione, della tecnologia, dell’eccellenza.
Siamo a pochi giorni dalle elezioni per il nuovo Sindaco. Perché dovrebbe essere Ignazio Marino il primo cittadino di Roma?
Perché con Marino è possibile quello che ho appena descritto. Guardi, in questa campagna elettorale è stato incredibile vedere quanto affetto e fiducia ho trovato a Roma: ora mancano pochi giorni al voto, e mai come oggi abbiamo a portata di mano un risultato importantissimo. Un risultato che va oltre le difficoltà del Partito Democratico a livello nazionale, va oltre le divisioni e i mal di pancia, perché, come recita lo slogan di Ignazio Marino, questa non è politica, è Roma, è la nostra Città, la nostra casa. E insieme possiamo farla ripartire, possiamo farcela.