Ciclismo: Nibali, il Giro 2013 è tutto tuo!
Dominio ininterrotto del siciliano, al suo primo successo, nel Giro del grande freddo. Podio completato da Uran e Cadel Evans. Cavendish vince anche nell’ultima tappa, Danilo Di Luca nuovamente positivo, questa volta per EPOdi Stefano Brienza
@BrienzaStefano
Nibali, fortissimamente Nibali. Dopo la terza e la seconda piazza delle edizioni precedenti, arriva nel 2013, a 29 anni, la prima vittoria al Giro d’Italia dello Squalo dello Stretto. Un Giro dal destino già scritto: il dominio della Tirreno-Adriatico e del Giro del Trentino, gli avversari principali che cadono già nella prima settimana, ed un preludio di tre settimane al trionfo del cannibale gentile.
Li ha staccati tutti, uno ad uno, senza fare troppa fatica. Regalando tappe quando se lo poteva permettere (vedi Santambrogio a Bardonecchia) e poi facendo sua sia la cronoscalata che l’ultimo tappone in quel delle Tre Cime di Lavaredo, sigillando il Giro e baciando l’anello nuziale in mezzo alla bufera, rendendo chiaro a tutti chi fosse il numero uno, in quella che è diventata l’immagine simbolo della corsa rosa 2013.
D’altronde, se il (primo?) Giro di Nibali verrà ricordato per qualcosa, saranno certamente le condizioni atmosferiche che l’hanno accompagnato. Il maltempo che sta tuttora colpendo l’Italia, pur a fine maggio, ha influenzato tutte le tre settimane di gara. S’è vista pioggia, grandine, neve, e il freddo ha eliminato Wiggins ed Hesjedal dalla contesa prima del previsto, oltre a mostrare agli spettatori tante scene di semi-congelamento all’arrivo che, per quanto “epiche”, non sono certo salutari.
Occorrerebbe una riflessione, considerando che i cicli delle stagioni ormai seguono trame diverse anche solo da 5-10 anni, e che la tendenza della programmazione UCI World Tour nell’ultimo periodo ha portato addirittura ad anticipare le date della corsa a tappe italiana per eccellenza.
Dopo la lezione di Sanremo (“Classica di primavera” paradossalmente imbiancata), i perenni problemi avuti dagli organizzatori fino all’annullamento della diciannovesima tappa (quella di Gavia e Stelvio) dovranno essere maestri per i futuri calendari o il Giro, da sempre la corsa più dura del mondo, tornerà ad essere evitato dai big. Qual è il confine fra la spettacolarizzazione dell’evento ed un eccessivo pericolo per gli atleti?
La risposta, ovviamente, la lasciamo a chi di dovere. Tornando a parlare di biciclette, se Nibali è stato la stella di questo Giro (per la cronaca: Uran secondo a 4’43”, Evans terzo a 5’52”), va dato senz’altro merito anche a tutta l’Astana, capace di tenere testa al Team Sky, che alla fine porta a casa la consolazione della classifica a squadre.
È stato il Giro degli italiani, con Paolini a marcare il suo debutto da trentaseienne con tappa e maglia, la rinascita di Visconti sul Galibier e poi a Vicenza, l’ottimo quarto posto di Scarponi, la crescita dei giovani (Aru, Rosa, Battaglin, i velocisti Modolo e Viviani), il saluto a Garzelli dopo il suo quattordicesimo ed ultimo Giro. È stato anche il Giro dei colombiani: Uran secondo, Betancur leader dei giovani davanti al polacco Majka.
Stefano Pirazzi, grazie alla sua grande tenacia (e, perché no, alla cancellazione di qualche ascesa), è riuscito a mantenere per distacco la maglia azzurra del miglior scalatore fino a Brescia. Sull’inedito traguardo finale chi poteva spuntarla se non Mark Cavendish, che insieme al suo quinto successo di tappa ha conquistato anche la maglia rossa della classifica a punti.
Un altro dominatore, l’inglese: non ha perso neanche una volata, e al Tour de France – che parte il prossimo 29 giugno – ce lo godremo in una sfida stellare con Peter Sagan. La Grande Boucle sarà il prossimo appuntamento della stagione ciclistica, anticipato da Delfinato e Giro di Svizzera.
Infine, un doveroso post scriptum: tutti questi risultati – proprio tutti, come ha insegnato la storia – vanno presi con le molle, aspettando mesi se non anni per sapere chi era “pulito” (le virgolette sono d’obbligo, vista la costante incertezza che regna su controlli e complotti) e chi no. Intanto Danilo Di Luca c’è ricascato, deludendo per la terza volta l’intero mondo delle due ruote. La speranza è che le brutte notizie si fermino qui, in un mondo che si sta ricostruendo un’immagine positiva dopo anni di disastri sportivo-mediatici.
2 risposte
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