La fuga dei cervelli spagnola
Storie di giovani spagnoli altamente qualificati costretti a fare le valigie per cercare un lavoro
di Maria Bonillo Vidal
Gli annunci di lavoro sui giornali riempiono cinque colonne, quando la Germania offre un posto di lavoro qualsiasi ai giovani disoccupati spagnoli. D’altra parte è comprensibile: considerando che precarietà e disocupazione colpiscono 6 giovani sotto i trent’anni su 10, migliaia di essi sono costretti a cercare un lavoro all’estero. Sono due i casi che recentemente hanno contribuito a far risaltare il drammatico fenomeno degli “esodi”.
Il giorno stesso in cui la Società Europea di Fisica ha premiato Diego Martínez Santos come miglior giovane fisico europeo, il programma di borse di studio Ramón y Cajal gli ha negato un assegno per continuare la sua ricerca. Pare che Diego non avesse “abbastanza curriculum”.
L’altro caso è quello della valenciana Nuria Martí Gutiérrez, studiosa di genetica specializzata in embrioni che ha compiuto importanti ricerche sulla clonazione delle cellule madri. La settimana scorsa, la scoperta ha fatto il giro al mondo. Sembra si tratti della conquista scientifica più importante dell’anno: per la prima volta le cellule umane potranno trasformarsi in cellule madri che, a loro volta, saranno capaci di convertirsi in qualsiasi altro tipo di cellula del corpo.
Diego e Nuria hanno una cosa in comune: entrambi lavorano all’estero. Nuria è arrivata all’Università dell’Oregon (EEUU) il giorno dopo essere stata licenziata dall’Istituto di Ricerca Principe Felipe, una delle istituzioni scientifiche piú importanti del Paese – prima che facesse fuori piú di 100 ricercatori in ossequio alla politica dei tagli, beniteso.
Diego e Nuria sono solo due esempi. I dati relativi alla disoccupazione sono facilmente traducibili in valigie, aeroporti, stage non retribuiti, borse di studio negate, lavori precari come camerieri o come au pair. Ogni giorno c’è sempre una nuova storia, forse non mediatica e sconvolgente come leprecedenti ma pur sempre dammatica – sono sempre di più i giovani che pensano di non tornare mai più nella penisola iberica.
“Non è un esilio“: i politici si sono affannati a precisare che in fondo si tratta di “esperienze positive”. Difficile raccontarlo a questa generazione tanto qualificata quanto amareggiata: “Non è che non voglia uscire… più che altro non so se potrò tornare” – si lamentano.
In poco più di due anni il Governo ha tagliato piú di 340 milioni di euro di sovvenzioni destinate alla Ricerca. Una fuga dei cervelli era piú che prevedibile, ma l’eccellenza scientifica di Nuria, di Diego e di tutti gli altri brilanti ricercatori costretti ad emigrare dimostra come la Spagna oggi sia un Paese dotato di un potenziale enorme. E vedere come il Paese si stia lasciando scappare queste giovani menti deprime ulteriormente una cittadinanza che ogni giorno si sente sempre piú distante da questa “casta” politica che poco ha fatto per trovare soluzioni adeguate.
Se nemmeno il miglior fisico d’Europa riesce a trovare lavoro, chi può mai riuscirci?