Ecco Roma, Nuda e Cruda
Al Naked City Fest, dal 6 giugno all’Ex Cartiera Latina. Un esperimento di indagine urbana, tra documentario e fotografia, che scopriamo insieme al “Pantano” di Raffaele Petralla
di Valentina Palermi
Un progetto per osservare la Capitale… come dovremmo vederla. Attraverso un’indagine interdisciplinare e collettiva, dando alla fotografia un ruolo centrale, il comitato del Naked City Project punta a costruire una visione d’insiemedella realtà urbana, creando una piattaforma open source– animata di dati, ricerche scientifiche, inchieste giornalistiche e narrazioni visive sulla città – dalla struttura vocazionalmente social, ispirata a imprese del calibro della nostrana Darc, dell’americana Fsa o la francese Datar.
Una pluralità di reti territoriali indipendenti e integrate – giornalismo, sociologia, economia, pianificazione urbana, IT, design e fotografia–, un network di freelancers, operatori sociali e culturali. Dopo la presentazione al MACRO lo scorso marzo, si mettono in mostra dal 6 giugno negli spazi dell’Ex Cartiera Latina.
“Situata in un’area di grande interesse storico – il Parco Regionale dell’Appia Antica –, secondo me è un posto che più idoneo non ce n’è: l’antica Roma e la storia recente dell’epoca industriale saranno una cornice perfetta per un esposizione che narra della Roma dei giorni nostri”.
Lo confessa Raffaele Petralla, operatore sociale e freelance trentunenne. Un “passaparola tra fotografi”, il “contatto con l’ideatore”, e “dopo una chiacchierata ci siamo subito resi conto di essere spinti da un bisogno comune: il raccontare Roma a 360 gradi”. E poi l’entusiasmo per “l’idea di riuscire a racchiudere in un unico progetto l’indagine di più persone, ognuna con uno sguardo e un approccio diverso”.
Da circa dieci anni “è abituato a scrivere più con la luce che con la penna”, per un “bisogno irrefrenabile di raccontare le problematiche sociali e antropologiche di esseri umani ai margini della realtà” che lo porta a girare il mondo. Dalla capitale del Tibet, Lhasa, “dove autoctoni e cinesi sono costretti a vivere, e dover convivere, in una città divisa”, fino ai campi profughi Saharawi, “nei quali le donne hanno guadagnato un ruolo fondamentale all’interno della società che esse stesse hanno costituito, mantenendo sempre viva la speranza di poter tornare al più presto nella terra da cui sono state cacciate”. E approdare nelle lande sperdute della Repubblica di Mari-el, in Russia, “tra i villaggi dei Marisky, popolo che nonostante i divieti da parte dell URRS prima e degli ortodossi dopo, cerca di custodire i valori magici della propria cultura animista”.
E dopo un’incursione nel foggiano con “un video documentario sulla dura vita dei braccianti africani nel ghetto di Rignano”, e un “reportage romano sullo stato di spaesamento e le difficolta di ragazzi giunti in Italia”, eccolo nell’NCP con “Pantano”.
“Pantano è una periferia a sud di Roma, a più di 10 km fuori dal raccordo anulare, che si sviluppa per lo più ai bordi dell’interminabile, stretta e sempre trafficata via Casilina. Pantano è un non luogo, in cui sorge un centro accoglienza per minori non accompagnati.
Le foto ritraggono i ragazzi alle prese con la vita quotidiana forzatamente comune e delimitata dallo spazio della struttura: un limite invalicabile, casa e prigione al tempo stesso. Unico momento di fuga, la fila davanti agli uffici della questura nella speranza di ricevere i tanto agognati documenti”.
Un progetto pienamente nello spirito dell’associazione no-profit votata ad organizzarlo, e che per crescere ha chiesto necessariamente il supporto economico di chiunque fosse interessato a farlo. Per produrre informazione dal basso con il contributo di più di quaranta lavori, sfruttando il potenziale della rete più rapidamente delle trasformazioni da cui siamo circondati, “un flusso continuo di gente nuova che ripone le proprie speranze nelle infinite possibilità che una metropoli – la ‘città messa a nudo’ – può offrire”, stimolando la conoscenza e il dialogo sui territori che abitiamo, in maniera strutturata.
Anche Raffaele si sente uno di loro, “un migrante, che ha trovato ospitalità nella grande mamma Roma”. E con la Capitale che lo ha accolto vorrebbe riflettere, per aiutarla a scoprire nuove potenzialità “dell’accoglienza, in opposizione alle ripercussioni negative a cui portano invece il ‘respingimento’ e l’emarginazione del ‘diverso’ ”.
Turisti nella nostra città, impareremo a conoscerla. Solo togliendo quel velo di Maya, a rivelarci Roma. Nuda e cruda.
“NC-Fest Roma, la città nuda“
6 – 14 giugno 2013
Ex Cartiera Latina, Parco regionale dell’Appia Antica, Roma