Venticinque anni persi, parola di Visco
Le difficoltà dell’Italia e le riforme necessarie. Giù le tasse su lavoro e imprese
di Roberto Casucci
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha illustrato, nelle considerazioni finali della relazione annuale, un quadro del nostro paese articolato e deprimente. Dalla seconda metà del 2011 l’Italia è entrata in una spirale recessiva con un forte calo dell’attività produttiva e dell’occupazione. Una possibile inversione del ciclo economico in futuro dipenderà da politiche adeguate, dalla disponibilità di credito e dall’andamento mondiale. Finora l’Italia ha dimostrato di subire, più di altri paesi, la crisi a causa di gravi debolezze strutturali.
Negli ultimi venticinque anni non siamo stati in grado di adeguarci ai cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici. Pochi passi sono stati compiuti per cambiare il sistema occupazionale, il modello di welfare, l’istruzione e il funzionamento dell’amministrazione pubblica. A questo processo di riforma sono invitate a partecipare la politica, la società e le forze produttive. Le imprese hanno il compito di evolversi, di innovarsi e di aprirsi a livello internazionale invece di affidarsi al sostegno pubblico. L’occupazione, in particolare quella giovanile, sarà caratterizzata dalla mobilità e saranno necessari nuovi sistemi di protezione per i periodi d’inattività.
Per favorire l’attività d’impresa in Italia andrebbero ridotti i costi della burocrazia, i tempi della giustizia, i fenomeni legati a corruzione e criminalità. L’eliminazione di questi ostacoli porterebbe immediati vantaggi e investimenti esteri in particolare nel Mezzogiorno. Le riforme che sono state varate negli ultimi anni, ritardano a essere applicate, a causa dell’inefficienza della pubblica amministrazione. Il deterioramento del clima politico ha contribuito a questa situazione. E’ necessario che il nuovo governo stabilisca subito degli obiettivi di medio periodo. Le riforme strutturali vanno rese chiare per favorire la fiducia degli investitori e le prospettive occupazionali dei giovani.
I progressi ottenuti sul bilancio pubblico andranno preservati, perché hanno consentito al nostro paese di ridimensionare le tensioni dei mercati. Andrà sfruttata l’opportunità della Commissione europea di finanziare progetti di investimento, con il disavanzo inferiore al 3% del PIL. Sul fronte delle imposte sono prioritarie quelle sul lavoro e la produzione. Il cuneo fiscale eccessivo pesa su occupazione e imprese. L’evasione fiscale distorce la concorrenza. La pubblica amministrazione dovrà essere sottoposta a meccanismi di controllo che definiscano standard e puniscano eccessi di spesa.
In ordine sparso i problemi dell’Italia sono: il lavoro, le imprese e il credito. La politica non riesce a distanziarsi dagli interessi particolari rispetto a quelli generali. Le riforme dovrebbero coinvolgere imprese, lavoratori, banche e istituzioni. L’uscita dell’Italia dal procedimento di deficit è un punto da cui partire. Non bisogna aver timore del futuro, del cambiamento. Occorrono consapevolezza, solidarietà, lungimiranza.
(fonte immagine: www.agi.it; www.repubblica.it)