Capitale Europea della Cultura: Ravenna e Matera a confronto
Sarà il nostro Paese ad ospitare la Capitale Europea della Cultura 2019. Tra splendori e orrori tutti italiani
di Alessia Signorelli
@lasignorelli
Ravenna e Matera sono due città sicuramente diverse tra loro per tradizioni, storia e cultura, ma hanno un tratto in comune: fanno parte di quella schiera di città italiane candidate a Capitale Europea della Cultura 2019, un’iniziativa nata nel 1985, da un’idea dell’attrice Melina Mercouri e poi diventata una realtà.
Quelle città che diventano Capitale Europee della Cultura per un anno intero, ottengono questo titolo non tanto sulla base di ciò che sono state o ciò che hanno, quanto, piuttosto, sulle loro “potenzialità”, su quello che hanno da offrire in termini di futuro e sviluppo (come riportato nel sito).
Ravenna ha un “romanticismo” tutto suo, che non ha niente a che vedere con quella serie di sentimenti “mollicci” ed acquosi che hanno segnato la morte di quello che era in principio lo Sturm und Drang. Il romanticismo di Ravenna sta nella sua collocazione, nelle sue nebbie, nella sua eredità bizantina e nell’essere la città dove riposano le spoglie di Dante.
E’ un romanticismo pratico, quello della città romagnola, che te la giri in bicicletta, che te la godi, che comunque, ti si piazza a metà strada tra la gola e il cuore e da lì non se ne va. E pratica dimostra di esserlo anche quando espone i perché della sua candidatura, cosa può offrire al “grande paese Europa”. Sottolinea la sua tradizione “rossa”, come vuole una definizione oramai storica, ponendo tra i punti di forza: “la coesione sociale e la spinta alla cooperazione che contraddistinguono Ravenna e la Romagna”, ponendole “alla base dello spirito della nostra candidatura” perché “sono la trama essenziale delle reti di collaborazioni che permeano tutte le azioni.” Ma non solo. Ravenna è fluttuante, è stata quel crocevia privilegiato tra oriente ed occidente. Punta sulla sua eccellenza, Ravenna, sul suo passato che dialoga con il futuro e sul suo essere felicemente “meticcia”, priva di connotazioni eccessivamente “etniche”.
Matera, invece, con la sua candidatura, vuole raccontare un sud che “è un valore condiviso e mondiale, un modello di convivenza”, ne vuole “aumentare il peso […] quale baricentro socio economico culturale italiano”. Matera partecipa a questa “corsa” e lo fa raccontando il suo riscatto da “vergogna nazionale”, come la definì Palmiro Togliatti nel 1948, durante una visita ai famosi Sassi, a Patrimonio Mondiale dell’Umanità (1993) a luogo d’elezione per il mondo del cinema e dell’arte.
Anche quello presentato da Matera è un programma estremamente completo, dove si progetta un sud orgoglioso di essere sud, ma che è anche parte di un complesso di intrecci e nazioni più ampio, un sud che pensa ad un miglioramento totale, che coinvolge infrastrutture e culture, che si propone e si progetta virtuoso, per attirare turisti, visitatrori e creativi, ma anche per se stesso, per la propria dignità, per i propri abitanti.
Quella dignità e quella spinta che sembra non trovare ancora il sito archeologico di Pompei – oramai una triste giaculatoria, un esempio ricorrente,una “fabula” che non finisce mai di intristire e far saltare i nervi, perché una volta che passa lo sconforto, inizia la rabbia, perché ci si stanca della situazione. E’ normale, è fisiologico.
Lo ribadiscono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef in un comunicato stampa di Federconsumatori, datato proprio ieri, 4 giugno:”La mancata tutela del patrimonio culturale del nostro Paese è una responsabilità gravissima, che infligge danni incalcolabili anche dal punto di vista economico”.
Una verità ovvia, ripetuta, sulla quale si continua a ribattere con l’ostinazione di chi sa che si stanno gettando, per incuria, per pigrizie varie, per sottintesi poco chiari, millenni di storia e cultura giù per lo scarico – causando anche un danno inestimabile a livello economico.
La corsa verso l’Europa e la Cultura, in questa tenzone senza armi, va avanti e noi ve la racconteremo, rimanendo però in equilibrio tra le tante bellezze e le altrettante miserie che formano questo strano ed insolito Paese che si chiama Italia.