Le riforme ideologiche nascoste
La riforma dell’istruzione e quella sull’aborto riportano la Spagna indietro di almeno 30 anni
di Maria Bonillo Vidal
Il risultato delle elezioni politiche del 2011 lasciava presuppore un cambio di prospettiva. In effetti un mutamento c’è stato, ma il Governo spagnolo presieduto da Mariano Rajoy ha preso delle misure basate su un profondo cambio strutturale che si manifesta non solo sotto il profilo economico ma anche e soprattutto su quello ideologico: la recessione economica e le politiche di austerity mal celano ambizioni piuttosto conservatrici – che a ben vedere riportano la Spagna indietro di almeno trent’anni.
Recentemente il Governo ha varato due riforme: la prima riguarda il codice penale, la seconda l’istruzione. La mano longa della chiesa cattolica si intravede in entrambe: nella prima, per le misure relative all’aborto; nella seconda, perchè la riforma prevede l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica – che avrà un certo peso anche nel voto della maturità.
Nel 2010, il Governo Zapatero aveva emanato una legge che consentiva alle donne di poter abortire liberamente – lo si poteva fare durante le prime 14 settimane, oppure entro la ventiduesima settimana dietro consenso del ginecologo. La bozza del ministro Alberto Ruiz Gallardón, invece, è simile alla legislazione in vigore fino al 1986: la madre si potrà disfare del feto entro la dodicesima settimana, solo se si ritiene che la gravidanza possa costituire un grave pericolo per la salute fisica o psicologica della madre – o se il feto dovesse nascere con evidenti malformazioni.
Nonostante l’evidente passo indietro, la polemica è scattata soltanto nel momento in cui un ministro piuttosto centrista e non particolarmente vicno alla Chiesa come Gallardón ha dichiarato che forse la malformazione del feto e i rischi di salute per la madre non costituissero ragioni sufficientemente valide per poter consentire l’aborto.
La nuova legge ha creato scompiglio anche all’interno dello stesso Partido Popular, sia perché priva le madri del diritto di prendere una decisione, ma soprattuto perché la gravidanza deve continuare anche quando questa comporta seri problemi di salute – sostanzialmente la Spagna ritorna ai tempi del franchismo, quando le donne dovevano scappare a Londra per abortire clandestinamente.
Altra nota dolente nell’agenda del Governo Rajoy, la riforma dell’istruzione. La bozza del ministro Ignacio Wert prevede che il voto della materia “Religione” conti anche agli esami di maturità. Oltre ad essere arcaiche ed antieducative, tali riforme spiccano per questo marcato ritorno alla cattolicità in uno stato costituzionalmente laico.
Le due riforme hanno un elemento in comune: la lettura ideologica di entrambe dovrebbe quantomeno allarmare e mobilitare la popolazione spagnola. La comunità delle donne, dei genitori, dei giovani, dei professori e dei giuristi hanno già espresso il proprio disappunto nei confronti delle due leggi – che costituiscono in un certo senso la cifra dell’agenda politica di questa prima fase del Governo Rajoy. Insomma: non di sola austerità vive il premier.