Spagna: pensioni sotto esame
Faccia a faccia tra Mariano Rajoy e un gruppo di esperti che propone di risolvere la questione pensioni con la rinuncia al livello acquisitivo
di Maria Bonillo Vidal
La sostenibilità del sistema pensionistico spagnolo è a rischio. Questo timore ha indotto il governo Rajoy a nominare un gruppo di 12 esperti che, dopo aver valutato la situazione, cercherà di proporre nuove misure che garantiscano la continuità della struttura che la crisi e la disocupazione stano mettendo in dubbio.
Venerdí scorso, l’agognata notizia. Come ci si aspettava, nei prossimi anni le pensioni non subiranno nessun incremento rispetto ai prezzi del Paese – il sistema previdenziale iberico registrerà invece una flessione negativa. L’argomento è semplice: aumenta la speranza di vita, la popolazione invecchia e non ci sono soldi nel Tesoro dello Stato per poter garantire la pensione a tutti – considerato anche l’alto livello di disoccupazione e la conseguente riduzione dei contributi destinati alla previdenza.
Gli esperti hanno inventato un “doppio sistema”, legato all’evoluzione anagrafica della cittadinanza e all’auspicato “aumento” degli stipendi. “Si devono trovare delle soluzioni per la longevità degli spagnoli”, ha spiegato Miguel Angel Garcia, membro di questo gruppo.
D’altra parte l’aumento non sarà particolarmente rilevante, a meno che gli ingressi nel sistema previdenziale non salgano a tal punto che le risorse siano sufficienti per tutti i pensionati – fatto che in questo momento è impensabile, considerando che la percentuale di disoccupati e pensionati è perfettamente uguale a quella dei lavoratori.
Nonostante la proposta spinosa, “i saggi” hanno consigliato di non applicare questa seconda parte della misura alle pensioni attuali. “In situazioni eccezionali come la recessione che stiamo vivendo in questo momento, l’indice rimanerebbe congelato, ben al di sotto dei cicli economici” – ha spiegato in conferenza stampa Rafael Domenech, un altro dei 12 scelti per questo lavoro.
Tutte queste proposte, raccolte in un report che il governo dovrà illustrare ai sindacati, sarano sicuramente approvate prima di settembre. Inutile dire che la fretta è dovuta alle continue pressioni da parte dell’Unione Europea, che ha stimoltato il governo spagnolo a fare nuove riforme per uscire quanto prima da quella crisi del debito dalla quale la Spagna è sommersa. In linea di massima, la nuova riforma del sistema previdenziale entrerà in vigore tra 2014 e 2018 – non piú dal 2032, come previsto inizialmente.
“Le pensioni sono assicurate”, ha asserito ancora una volta Mariano Rajoy sorvolando sul fatto che tale garanzia rischia di finire molto presto. Come minimo, le nuove generazioni dovranno lavorare fino a 68 anni – grazie a quella riforma del mercato del lavoro che l’Unione Europea continua a considerare largamente insufficiente. Gli esperti ritengono che la valutazione delle pensioni a partire dal numero dei pensionati – piuttosto che dall’indicatore relativo alla qualità della vita – dovrebbe cominciare a funzionare presto. La parte relativa alle aspettative di vita, invece, dovrebbe riguardare soltanto le generazioni future.