Tennis: al Roland Garros tappeto rosso per Rafa e Serena
L’ottava meraviglia di Nadal e il bis parigino della Williams undici anni dopo il suo ultimo successo confermano l’egemonia assoluta dei dominatori della stagione. Con un occhio già al prossimo Slam, tra due settimane sul verde di Wimbledon
di Paolo Pappagallo
@paul_parrot
Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate, armati di racchetta a mo’ di moschetto e con l’espressione torva da rivoluzionista sulle orme dell’assalto Bastiglia. Rassegnatevi, l’Ancien Régime del tennis, nella sua Versailles sulla terra rossa, è più saldo che mai e già progetta di estendere il proprio dominio là dove neppure i Borbone e i Valois, pur patiti del nobile passatempo della pallacorda, avrebbero osato espandere le proprie mire.
Due regni mai in discussione, in questa prima metà di 2013, quelli di Rafa Nadal e Serena Williams, fuoriusciti dall’Open di Francia non solo con la testa saldamente ben piantata sul collo, ma con un’aura di invincibilità che sembra rafforzarsi match dopo match e alloro dopo allora, nutrendosi dei disperati tentativi avversari di porre fine ai cruenti maramaldeggiamenti perpretrati, rispettivamente, in campo ATP e WTA.
Impressionanti, icastici, inarrestabili: la stagione del rosso si è chiusa con la certezza, tra appassionati e addetti ai lavori, di aver ammirato all’opera i due più grandi terraioli della storia di questo sport. Se per il maiorchino a parlare è lo score in terra transalpina da Jeeg Robot d’acciaio, rafforzato dall’ottavo, mastodontico successo conquistato nelle ultime nove edizioni, non inganni il ritorno al successo della junior black star del tennis americano appena 14 anni dopo il primo trofeo Lenglen all’ombra dello Chatrier. Dalla Serena teenager, fresca maggiorenne vincitrice nel 1999, la spirale oscillante, tra il cielo di una carriera irripetibile e il fango di un fisico spesso trascinato oltre i limiti dell’umana resistenza, ci ha definitivamente restituito in campo una giocatrice dal livello e dalle qualità quasi “ingiocabile” per le altre maggiori contendenti tra le quota rosa del circuito WTA.
Regali di Nadal – Il TGV tennistico combinato, sul doppio binario maschile e femminile, ha scansato qualsiasi velleità di arresto da parte della concorrenza pur con significative differenze iniziali tra il “locomotore diesel” Nadal e il “vagone prima classe” Williams.
Come accaduto in particolare a Madrid e Roma, Rafa ha evidenziato degli assestamenti “tulliodepiscopeschi” nei primi 3 turni del torneo, con un set a testa concesso ai non irrestitibili Brands e Klizan e il match soffertissimo, più nel gioco che nel punteggio, contro il nostro Fabio Fognini, quest’ultimo addirittura nella posizione di poter ampiamente recriminare per le occasioni buttate nel corso dell’incontro. Lo start-up complicato del maiorchino è identificato nella cosiddetta “Sindrome di Rosol” (il semi-sconosciuto giocatore ceco, n.100 del mondo, che un anno fa a Wimbledon eliminò il mancino di Manacor al secondo turno, nell’ultimo match prima del suo infortunio) responsabile dell’aumento di tensione nei primi step, di norma più abbordabili. Un problema certo meno preoccupante della Sindrome di Hoffa, la patologia alle cartilagini del ginocchio sinistro che tanto ha fatto penare Nadal da un anno a questa parte.
De facto, Rafa si è riscoperto chiacciasassi senza appello dal quarto turno e al cospetto dei rivali nella top 15, da Nishikori a Wawrinka prima dell’impatto con Djokovic e Ferrer. Più del giapponese, dello svizzero e, paradossalmente, dell’iberico sconfitto in finale, ad imprimere il sigillo sull’ottavo successo nello Slam su terra è sembrata la finale contro il serbo n.1, sì piegato solo 9-7 al quinto set ma annichilito di fronte alle sette vite di un avversario che, appena 9 mesi fa, sembrava aver già scollinato verso guai fisici da fine carriera. Ci perdonerà Ferrer, maiuscolo protagonista nelle due settimane al numero 8 del Bois de Boulogne con la prima finale Slam raggiunta in carriera, ma la mossa, da parte di alcuni bookmaker online, di pagare agli scommettitori già dopo le semifinali la quota sul successo di Rafa era qualcosa di più di un rischio calcolato.
Troppo Serena – Sul lato WTA invece, con Serena in campo si è ripetuta la ormai tradizionale caccia alla conta del numero di game totali lasciati sul campo alle avversarie nel corso del torneo. Un’operazione resa per una volta meno pedissequa dallo scontro singolo contro la coppia russa Kuznetsova-Sharapova, la prima già campionessa a Parigi nel 2009 e capace di trascinare nei quarti l’americana al terzo set, con la discreta consolazione di averle strappato lo stesso numero di game, dieci, concessi alle avversarie nei precedenti quattro turni. Un brivido di incertezza che però Serenona ha saputo subito annientare, così come spazzata via si è ritrovata la nostra Sara Errani, protagonista fino a quel punto di un torneo tutto classe e cuore, alle soglie della finale-bis consecutiva. L’esultanza della romagnola per l’unico game strappato all’americana in semifinale rimane una delle immagine più emblematiche di un tabellone femminile ormai assueffatto all’ingiocabilità di Serena, come prima di Sarita aveva potuto constatare l’amica Roberta Vinci, anch’essa travolta senza discussioni negli ottavi.
A ribaltare un verdetto già ampiamente pronosticato ci ha provato, ovviamente senza successo, la Sharapova campionessa uscente, che sì ha concesso solo due break in tutto l’incontro, ma quelli rivelatisi decisivi: doppio 6-4 e Serena sul tetto di Parigi e, sempre di più, del mondo. Ah, con la bellezza di 31 successi consecutivi in altrettanti match, giusto per ribadire il concetto.
Niente terra, siamo inglesi – La domanda, a questo punto profumata di retorica, è cosa può smuovere le gerarchie in appena un paio di settimane da qui a Wimbledon, tenuto lapalissianamente d’acconto il cambio di superficie; La risposta, più che nelle stelle, sembra sancita dalle condizioni degli sfidanti rimasti sul pianeta terra.
L’erba da gioco di Sua Maestà britannica, in campo maschile, è prerogativa della Corona svizzera di Roger Federer, che continua però a sembrare vittima degli acciacchi alla schiena (problema rimediabile)e dell’anagrafe (quest’ultima decisamente meno). Quanto a Djokovic, il numero di sconfitte nei primi sei mesi del 2013 ha già raggiunto le cifre totali degli smacchi collezionati nell’intera stagione 2012. E Andy Murray, l’idolo di casa e vincitore nell’edizione olimpica del torneo un anno fa, continua ad avere guai fisici e probabilmente non ci sarà.
Tra le quote rosa, la speranza per la Sharapova è ripetere l’impresa di 9 anni fa, quando appena diciassettenne sconfisse proprio Serena negandole il tris di successi consecutive e interrompendo il dominio delle sorelle Williams. Egemonia poi ripresa dall’anno successivo, ed è particolarmente impressionante notare come, nel nuovo millennio, le americane si siano imposte in dieci edizioni su tredici, con l’eccezione di quelle del 2004, 2006 e 2011. Nello specifico, si tratta di 5 edizioni a testa per Venus e Serena, quest’ultima oltretutto campionessa uscente: il magico “6”, se siete scommettitori da schedina, potreste azzeccarlo molto più agevolmente del SuperEnalotto.