Italia, molto poco amore
L’europeista chiodo fisso di Letta, il PD tergiversa sul problema leadership ed il Pdl pensa ai processi di Berlusconi: la commedia di un amore inestistente, per l’Italia
di Adalgisa Marrocco
Europa molto amore. No, non è il titolo di un romanzo giallo un po’ vintage. È solo il sentimento irrefrenabile che sembrerebbe animare Enrico Letta.
Primo presidente del Consiglio italiano nato quando l’Europa era già unita. Primo italiano col pallino di convincere il resto d’Europa che il Bel Paese, oltre a figuracce e debiti collezionati, potrebbe avere potenzialità inaspettate. Unico politico che agli italiani vuol mettere in testa il fatto l’Unione Europea non sia una gabbia, quanto piuttosto un trespolo dal quale spiccare il volo (prima o poi).
Così Letta, nominato da poco, forse conta più vertici europei ed internazionali che giorni passati sulla poltrona di Palazzo Chigi. Deterrente per distrarre l’italiano dalla crisi? O, ancora più furbescamente, tentativo di farci credere che tutto quello che non si può fare in Italia è perché non lo permette l’Europa?
Qualunque sia la recondita ragione che porti Letta a viaggiare come un forsennato per i cieli del Vecchio Continente, rimane la certezza che questa tendenza fa male allo stato di salute del nostro Paese. Al primo posto, dovrebbe esserci l’Italia e basta. Non certo l’Europa come contenitore dello Stivale.
Ad esempio, la ricetta per combattere la disoccupazione bisognerebbe cercarla con ostinazione qui. Mescolando i migliori ingredienti a Roma, chiedendo al miglior chef un supporto per non sbagliare dosi. Invece no. E (ammesso e non concesso!) che un confronto con gli altri leader europei sia d’obbligo, almeno sotto il punto di vista formale, più in dubbio è che ci sia bisogno di delegare agli altri le proprie sorti.
Volendo parlare ancora per metafore: organizzare un gruppo di studio in previsione degli esami può anche andar bene, ma non si può pretendere che durante la prova scritta sia uno degli amici a svolgere il compito anche per te. E Letta, la cui leggenda narra prodezze scolastiche ed universitarie, questo dovrebbe saperlo bene.
Insomma, sviare e procrastinare. Un copione desueto per un’Italia che non si può più permettere ruoli da commedia di quart’ordine. Ma di aggirare il problema si parla anche in casa Partito Democratico.
Alla vigilia dell’apertura della stagione congressuale, si prova impunemente a cambiare le regole in corsa per la scelta del segretario/candidato premier/entrambe le cose e a parlar di tutto, fuorché del problema di leadership e di comunicazione che attanaglia la compagine di centro-sinistra.
Problema simile anche nel Pdl, dove i guai giudiziari di Silvio Berlusconi e gli imminenti pronunciamenti finali rischiano di mettere in crisi il governo e il Paese. Ma Mr. B svia, accusa di mendacia chiunque si azzardi a constatare lapalissianamente che il destino dell’esecutivo Letta è legato al sottile filo di un salvacondotto o similia.
Così i falchi pidiellini scendono in picchiata, affermando che l’unico motivo per cui il centro-destra potrebbe staccare la spina all’attuale esecutivo sarebbe il suo mancato adempimento alle promesse di agevolazioni socio-fiscali.
E mentre Grillo si crogiola nelle incongruenze di un Movimento allo sbando, sullo schermo va il triste replay di un bipolarismo anacronistico. Italia, molto poco amore.
(fonte immagine: http://digilander.libero.it )