Mediobanca, addio al sistema Cuccia
La cessione delle partecipazioni segna la fine di un modello di legami tra finanza e industria
di Roberto Casucci
L’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel ha presentato venerdì scorso alla platea finanziaria il nuovo piano industriale 2014-16. L’annuncio della cessione di partecipazioni societarie e la volontà di defilarsi dai patti di sindacato di molte aziende segnano una svolta epocale alla strategia perseguita in passato dall’istituto sotto la storica guida di Enrico Cuccia.
Un modello che aveva legato per anni i rapporti tra industria e finanza grazie a una rete di alleanze e partecipazioni incrociate. Nei cosiddetti “salotti buoni” era garantita, attraverso i patti di sindacato, la stabilità degli assetti proprietari dei principali gruppi industriali italiani. La presenza di Mediobanca nell’azionariato era una garanzia in questi luoghi, dove, come amava dire Cuccia, le azioni non si contavano, ma si pesavano. Allo stesso modo sedersi al cda della prestigiosa banca d’affari era sinonimo di influenza e potere.
Il nuovo cambiamento di rotta, manifestato con la decisione di uscire da RCS, Telco, Pirelli e cedere il 3% di Generali, è dovuto a molti fattori. La scelta è frutto di un percorso iniziato nel 1993 con la legge bancaria che ha abolito l’obbligo di specializzazione degli istituti finanziari. Mediobanca, in quel momento, si è trovava a competere con nuovi attori di mercato, alcuni dei quali addirittura suoi azionisti e in pieno conflitto d’interessi.
L’importanza di essere il collegamento tra la finanza e l’industria italiana, e quindi delle partecipazioni societarie, si affievoliva anche per le crescenti opportunità internazionali. Negli ultimi anni le attività di Mediobanca si sono così diversificate. Al tradizionale investment banking si sono affiancate il credito al consumo, il private banking, fino all’apertura al segmento retail con “Che Banca!”.
Mediobanca, da ago della bilancia dei rapporti economici italiani, si è trasformata. La svolta di Nagel consiste nell’abbandonare un ruolo di potere che non è più profittevole e diventare una banca universale operante su più settori. La metamorfosi è avvenuta perché oltre al sistema finanziario, anche quello industriale è cambiato. Con l’avvento di capitali stranieri e di self-made men italiani i salotti sono inadeguati. Mediobanca si tira fuori sapendo di non garantire più la stabilità del sistema Cuccia.
La lotta per RCS tra Elkann e Della Valle probabilmente si risolverà quando Mediobanca uscirà dal suo azionariato. Inoltre non dirà la sua al tavolo sulla possibile acquisizione di Telecom da parte dei cinesi di Hutchinson Whampoa.
In chiusura a Piazza Affari il titolo Mediobanca è andato giù del 9,42% raggiungendo quota 4,4 euro a mano a mano che Nagel presentava il suo progetto. Nonostante la previsione di crescita media dei ricavi bancari al 10% nei prossimi anni, gli operatori di mercato non hanno accolto favorevolmente i cambiamenti del piano industriale, probabilmente perché i numeri presentati sono sopra le loro attese. Senza il sistema Cuccia le azioni sembrano improvvisamente più leggere.
(fonte immagine: www.ilsole24ore.com; www.ilfoglio.it)