Roma-Africa, un viaggio a due corsie
Il 26 Giugno si è svolta “Roma per l’Africa”, giornata di anniversari e celebrazioni di un continente ancora troppo lontano
di Sabina D’Oro
I profumi e le parole. Le lotte per i diritti civili e i volti. Le radici. Roma per un giorno si colora delle mille sfumature e suoni del continente africano. Musica e pensieri, fotografie e cibi sono stati protagonisti, il 26 giugno, di “Roma per l’Africa”, un’iniziativa promossa da l’Università “Sapienza”, dal dipartimento di Storia, Cultura e Religioni e da Link Roma. Un’occasione per ricordare, festeggiare e “guardare oltre” al cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Unione Africana.
Una giornata ricca di eventi che ha avuto il suo culmine nel conferimento del Dottorato honoris causa in scienze Storiche, antropologiche e storico – religiose a Nkosazana Clarice Dlamini – Zuma, il primo presidente donna della Commissione dell’Unione Africana. “Sono molto onorata di questo riconoscimento, che non sento solo mio – ha spiegato durante la lectio magistralis -. E’ un riconoscimento al lavoro di chi ha creduto del progetto dell’Unione Africana”.
La figura di Nelson Mandela è stata più volte rievocata, indirettamente, nel palazzo del Rettorato. Ma l’evento è stato anche l’occasione per rilanciare una nuova agenda programmatica per l’Africa. “Nei prossimi 50 anni vogliamo trasformare totalmente il nostro continente. Dobbiamo pensare e sognare in grande, solo in questo modo possiamo trasformare la nostra terra e l’Unione. La battaglia per cancellare ogni forma di colonialismo è stata quasi vinta, dobbiamo prepararci per una nuova fase. Una fase che ha tre parole chiave: intergrazione, prosperità e pace”.
Proprio la parola pace, in ogni sua declinazione, è stata la più pronunciata durante la giornata. Pace che non è possibile senza il riconoscimento del diritto alle cure. Proprio di questo si è parlato durante il dibattito “Donne e salute in Africa”. “Sono stati fatti grandi passi in avanti – ha spiegato Nkosazana Clarice Dlamini – Zuma -, ma questo non significa che dobbiamo accontentarci. Avremo vinto solo quando la morte sarà diventata un fatto del tutto naturale non influenzato dalla povertà e dalle contingenze geografiche”.
La festa per l’Unione Africana si è poi trasferita dal Rettorato agli spazi esterni della città universitaria. I suoni e gli odori hanno trasformato la “Sapienza” in una piccola Mombasa. Sulla facciata esterna dell’università sono stati proiettati scatti e reportage di “Fotografi senza Frontiere”. Visi e volti di bambini e giovani donne hanno illuminato Roma mentre il tramonto salutava una sera fatta di odori e ritmi tribali.
C’è stato anche spazio per performance teatrali di giovani artisti italiani e africani che con “Africa andata e ritorno” hanno rappresentato i sentimenti di chi lascia la propria terra, per studio e lavoro e dopo qualche anno la ritrova cambiata nel suo essere sempre uguale. E mentre la notte avanzava le parole hanno lasciato spazio ai suoni. I ritmi di Afro Dream, Steve Emejuru e Horria Waa Salam, hanno accompagnato i visitatori in un viaggio tribale attraverso i suoni del Grande Continente. A illuminare le danze una mezza luna che sembrava sempre più rossa.