Gabinete: la sperimentazione del teatro sensoriale
Cosa accomuna una drag queen e una prostituta? L’amore per sé stesse o per una figlia, il coraggio di andare controcorrente sfidando i pregiudizi con il sorriso, la speranza in un futuro migliore
di Francesca Britti
Luci di candela. Il pubblico aspetta sorseggiando un cocktail. Un ragazzo gratuitamente fa ritratti. Un gabinete accoglie di volta in volta lo spettatore. Sali le scale e ti ritrovi in una stanza stretta con un materasso e lei che ti accoglie dicendo “scusa mi ero proprio scordata del nostro appuntamento“. Sta cucendo il vestito della comunione per la figlia. Parlando scopri che di lavoro fa la prostituta. E racconta dei suoi clienti, di quell’uomo di banca facoltoso che porta sempre dei regali per la figlia.
Tu rimani ad ascoltarla, vorresti farle delle domande ma non la vuoi disturbare nei suoi racconti, sereni e consapevoli di una vita che vorrebbe fosse diversa ma le va bene anche così. Per l’amore della figlia si sacrificano anche la propria dignità, i propri sogni. Ma lei sogna ancora come dimostra il tatuaggio “dream” sulla spalla destra. Un messaggio di speranza impresso sulla pelle.
Vorresti darle conforto quando prova ad indovinare qual è il tuo lavoro, cosa hai studiato. A bassa voce le dici con un sorriso amaro “non è poi servito a molto tutto questo studio“. Pensa sia un’artista. Sì magari. La voce della bambina che la chiama è il nostro saluto. “Sii romantica con la mia bambina“, mi dice.
Incuriosita e ancora distratta dalla storia di questa donna ritorni all’aria aperta e respiri di nuovo libertà da quella stanza calda e piccola e da quella storia che di libertà aveva ben poco.
Subito c’è ad attenderti il secondo gabinete. Piccolo e stretto come il primo è, in questo caso, all’aria aperta. Ma nonostante il vociare fuori riesci ad immergerti nella vita di una donna, in principio Simone, ora Susanna tutta panna. È una drag queen. Il padre Giuseppe e la zia Erminia le sue due roccaforti. Gli altri, come la madre, vorrebbero per lei la strada giusta “ma qual è la strada giusta?“. Ma quale strada giusta. Ognuno è perfetto così com’è, dichiara con fermezza.
Sorride. Sempre. E ti fa sorridere quando parla con quell’accento pugliese, di Bitonto per la precisione. Una risata di gusto ma che cela l’amarezza. Quel pregiudizio verso chi fa scelte che sono naturali ma che vengono definite ancor oggi “coraggiose”. L’unico coraggio che si ha è quello di essere sè stessi, di sorridere alla vita distruggendo i pregiudizi. E quando la giudicano lei prende il suo specchietto e si guarda come la guardano la zia e il padre, perfetta. Che poi cos’è la perfezione?
Il format Gabinete, di origine cilena, dopo aver conquistato il pubblico del Macro Testaccio, del Teatro dell’Orologio e del Circolo degli artisti ha raccolto l’entusiasmo in questa tre giorni di rappresentazione al Teatro Lo Spazio di Roma. Due attrici, la prostituta, interpretata da Elena Pasqualoni e la drag queen, rappresentata da Angela Calefato, che con ironia riflettono su temi socio-culturali costantemente attuali: la prostituzione e la discriminazione razziale e sessuale. Un incontro a tu per tu con l’attrice di turno, lo spettatore viene catapultato in un’altra dimensione sensoriale.
Gli organizzatori si spingeranno in questa loro sperimentazione ancora più in là. “Vogliamo portare questo spettacolo per le strade, coinvolgere la gente comune, che non è abituale pubblico teatrale. Inoltre essendoci un contributo volontario non c’è un vincolo economico“, ha raccontato la responsabile organizzativa Natascia Sollecito Mascetti.