Amnesty International premia il film “Nostalgia de la luz”
A Pesaro, il film di Guzmán vince il premio Cinema e Diritti Umani
di Giorgia Braico
Alla 49ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (24 – 30 giugno 2013), il documentario del regista cileno Patricio Guzmán, Nostalgia de la luz del 2010, è stato insignito del premio Cinema e Diritti Umani di Amnesty International Italia, da parte di una giuria presieduta da Giovanni Anzaldo.
L’opera vincitrice racconta la storia del Cile, della dittatura di Pinochet e della tragica vicenda dei desaparecidos, attraverso un punto di vista particolare, ovvero tramite l’astronomia ed il deserto di Atacama. Anche il titolo stesso richiama questa materia, essendo ispirato al libro dell’astrofisico francese Michel Cassé Nostalgie de la lumière: monts et merveilles de l’astrophysique.
Il film comincia infatti mostrando un enorme telescopio tedesco e narrando la storia cilena dall’avvento di scienziati giunti lì da tutto il mondo per studiare le stelle e costruire le apparecchiature più grandi ed avanzate, fino al colpo di Stato e tutto quello che ne è seguito.
Dalle parole di Anzaldo, a motivo della premiazione: « Più che un documentario, ‘Nostalgia de la luz’ può essere definito un viaggio, dove i piedi del visitatore percorrono il terreno scricchiolante del deserto e lo sguardo è diretto alle stelle, con estatico incanto »
Ma Guzmán va ancora oltre. Utilizza la scienza e questa ambientazione per raccontare la storia del mondo, di come tutto si è creato, del passato dell’umanità, ed attraverso di esso narra del presente, per farne uscire fuori i significati e le contraddizioni.
Ancora Anzaldo: « All’interno di questo percorso scopriamo persone coraggiose, a cui dovrebbe essere eretto un monumento. Il coraggio di chi studia, attraverso gli astri, l’origine del mondo e di chi cerca nel fondo del deserto i propri cari, la propria memoria. La polvere dei corpi celesti diventa tutt’uno con i resti umani che riposano nella vastità del deserto di Atacama […] una testimonianza struggente degli atroci massacri di una dittatura militare che ha seppellito le prove dei propri orrori ma che non è riuscita a nascondere la speranza, la forza, di chi cerca la verità nonostante un passato nefasto, ma che, anzi, fa di quest’ultimo una struttura indispensabile per ripartire, per rilanciare e studiare il proprio presente. Passato-presente, Cielo-Terra: tutto fa parte della stessa materia. »
Immagini suggestive, che alternano uno stupendo paesaggio cileno, ad oggetti comuni, punti di osservazione astronomici, e interviste; il tutto accompagnato dalla voce narrante del regista stesso. Il deserto di Atacama, statico, vuoto, congelato nel tempo, richiama la storia dei desaparecidos, una vicenda dolorosa, mai risolta, che adesso tende ad essere dimenticata dal Cile moderno, a cadere nel limbo, nel vuoto desertico della memoria.
Il lungometraggio, co-prodotto da Francia (Atacama Productions), Germania (Blinker Filmproduktion) e Cile (Cronomedia), è stato omaggiato anche dell’European Film Award per il miglior documentario nel 2010, oltre che nominato e premiato negli ultimi tre anni nei maggiori festival e cerimonie mondiali, per documentari e non, e presentato al Festival di Cannes 2013.
Il premio Cinema e Diritti Umani è stato dedicato, da parte della giuria di Pesaro, all’astrofisica Margherita Hack, appena scomparsa.