Porre rimedio agli squilibri
Un rapporto della Commissione Europea sottolinea i problemi dell’economia italiana e segnala una strada per la ripresa dell’investimento
di Andrea Ranelletti
«L’Italia soffre di squilibri macroeconomici, che richiedono un lavoro di monitoraggio e la ricerca di politiche decisive». Questa è l’apertura del documento Macronomic Imbalances Italy 2013, pubblicato nello scorso aprile dalla Commissione Europea per tratteggiare un quadro dei maggiori problemi cui sarà necessario porre rimedio, in maniera tale da creare le basi per un rilancio dell’economia italiana. A oltre due mesi di distanza dalla pubblicazione, una lettura dell’Occasional Paper può indicare alcuni importanti spunti di riflessione per capire la natura della debolezza dell’economia italiana e quali siano le prospettive per il futuro del Paese.
«Debolezze strutturali presenti da lungo tempo hanno ridotto la capacità dell’Italia di sopportare e assorbere gli shock economici». Nonostante il settore privato dell’Italia abbia rivelato di possedere una solidità basilare invidiata da altre nazioni europee, una serie di squilibri macroeconomici ne stanno mettendo a rischio la tenuta. Primo fra tutti, la contrazione del Prodotto Interno Lordo, sceso di circa 7 punti percentuali dal 2008. Le cattive prospettive di crescita per gli anni futuri rendono difficile prevedere una ripresa spontanea.
«L’alto debito governativo resta un grave peso per l’economia italiana, soprattutto di fronte al background di una crescita persistentemente lenta, ed è una una importante fonte di vulnerabilità». Crescita bassa e alto debito hanno creato un circolo vizioso, un avvitamento che continua oggi ad avere effetti deleteri sulla ripresa italiana. Risultati? “Un aumento della pressione”, “un aumento del costo del capitale per il settore privato” e “l’indebolimento dell’investimento produttivo”. La forte esposizione del settore bancario sul debito del Governo ha finito per intaccare la loro solidità, producendo un indebolimento generalizzato dell’economia e portando al credit crunch, la riduzione del credito messo a disposizione da istituti bancari più deboli e meno disposti a prendersi rischi. Questo rende l’Italia «vulnerabile agli improvvisi cambiamenti di sentimento dei mercati, indicando la necessità di mantenere i miglioramenti conseguiti nel budget».
«La perdita di competitività esterna dell’economia italiana rivela il problema legato alla crescita della produttività in Italia». Prodotto dei suddetti problemi e a sua volta causa del loro aggravamento, la stagnazione della produttività continua a privare l’Italia dello slancio necessario alla ripresa, indebolendo la spinta all’investimento nel Paese.
Dove sta la via d’uscita? Non pare semplice che l’economia italiana, messa in difficoltà da problemi strutturali, possa trovar da sola la strada giusta per tirarsi fuori dal pantano. E’ indispensabile che le forze di Governo si impegnino a ricostruire l’ambiente adatto per la ripresa: sarà quindi necessario invertire la tendenza che vede la crescita del costo del capitale, indurre il settore finanziario a supportare maggiormente i privati e preparare una politica fiscale in grado di rilanciare l’investimento. Senza un intervento convinto a favore della ripresa è impossibile pensare un futuro per l’economia del nostro Paese.
(fonte immagine: http://www.yeslife.it/)