Le aspettative tradite del Romeo e Giulietta in scena al Globe
Per celebrare i dieci anni del Silvano Toti Globe Theatre ritorna la più celebre delle storie d’amore per la regia di Gigi Proietti
di Alessia Carlozzo (@acarlozzo)
Il problema quando si affronta un grande classico del teatro, e non solo, come Romeo e Giulietta è confrontarsi con le aspettative del pubblico. Una storia universalmente nota quella dei due tragici amanti della bella Verona diventata ormai, nell’immaginario di tutti coloro che almeno per un attimo sono stati sfiorati dalle parole di William Shakespeare, come la storia di tutte le storie d’amore.
Dolce e tragica alla stesso tempo, inafferrabile e immortale come solo un amore giovane mai del tutto consumato sa essere.
Il rischio perciò di disattendere quella che è l’immagine che lo spettatore si è creato negli anni è decisamente alto. Si scontrò con tale pericolo il regista Baz Luhrmann che rivisitò, con successo, in chiave pop moderna il grande classico con un allora giovanissimo Leonardo Di Caprio.
Il nuovo adattamento che apre la stagione del Globe a Roma, che quest’anno festeggia i dieci anni, rivede nuovamente alla regia, oggi come nel lontano 2003, Gigi Proietti direttore artistico dello stesso teatro. Una regia dinamica, rapida e decisamente moderna per quanto attiene almeno la prima parte.
Proietti infatti inserisce l’eterna lotta tra Montecchi e Capuleti in una dimensione cronologicamente più vicina ai nostri tempi. Abbigliamento alternativo, scontri tra “gang” ed escamotage linguistici che spaziano fino al rap tanto caro al gruppo di Romeo.
La scusa della celebre festa a casa Capuleti è l’elemento che permette al gruppo di attori di calarsi in una dimensione “più classica” del dramma, con un evidente cambio di costumi più shakespeariani e un linguaggio più in linea con l’opera. Una sorta di demarcazione tra il prima e il dopo, quando Romeo aveva ancora la facoltà di scegliere. Scegliere di non andare a quel banchetto, di continuare a idolatrare Rosalina, di scrivere versi ed evitare gli scontri. E un inevitabile dopo. L’incontro fatale con Giulietta, una passione che finisce e un nuovo amore che nasce senza alcun avvertimento. La gioia, il matrimonio e infine il sangue, la morte che li attende senza alcuna possibilità di scampare a quel fato beffardo.
Lo spettacolo funziona. Scivola veloce e rapido, strappando più di un sorriso. Certo l’aspettativa di volersi gustare un adattamento “duro e puro” si infrange alle prime luci sul palcoscenico ma la sintonia del gruppo degli attori e l’indiscutibile location riescono comunque a regalare una buona prova. Merito come già detto di una cornice perfetta, quel Globe che già da solo vale il prezzo del biglietto.
Un luogo magico che trascende il tempo, regalando un’esperienza intensa agli spettatori, prigionieri inconsapevoli di quella splendida gabbia di legno nel cuore di Villa Borghese. Teatro che mai come in questo caso ha il pregio di aumentare considerevolmente il carico di pathos di alcuni celebri passi della tragedia. La luna in lontananza e il frizzante vento estivo sono infatti, compagni ideali dei due amanti che si giurano amore eterno sul celebre balcone.
Meno convincente invece il cast, seppur con importanti eccezioni. La scelta di voler sottolineare e caricare di ironia determinate battute, finisce con sminuire la portata del rapporto tra Romeo (Matteo Vignati) e Giulietta (Mimosa Campironi) rendendoli forse più due ragazzini in balia di una cotta più che due amanti tragici e consumati. Ritornando alle note aspettative, le figure dei due giovani rappresentano il simbolo di un amore tragico ed eterno, una passione dirompente e cieca. Manca forse proprio quest’aspetto nell’interpretazione dei due giovani attori, che non riescono a trasmettere quest’amore dirompente al pubblico.
Una nota di plauso ai personaggi secondari, Fausto Cabra nei panni del vulcanico Mercuzio che regala al contrario un’interpretazione sopra le righe, giocosa, a tratti dirompente, capace da solo di strappare i sorrisi più genuini.
Ironici e irriverenti anche Francesca Ciocchetti, la moderna balia, e Gianluigi Fogacci il saggio Frate Lorenzo, protagonisti e mattatori di molte scene.
Il Romeo e Giulietta del Globe tradisce così le aspettative forse più romantiche di chi si approccia alla sua visione, deludendo a tratti chi si siede sulle sue panche di legno con la voglia di rivivere forse la storia d’amore più celebre e drammatica mai scritta. Tradisce perché le aspettative tendenzialmente nell’arte e in amore sono quasi sempre sbagliate.
Risulterà invece gradevole e ironico a chi non desidererà nulla, se non una piacevole serata in un posto magico come solo lo stesso Globe sa essere.
“Romeo e Giulietta”
fino al 28 luglio e dal 6 al 10 agosto
Globe Theatre, Roma Villa Borghese
tel.060608