Il debito pubblico e la fiducia di Letta
Perché questa volta dobbiamo credergli e come mai probabilmente l’Italia non avrà bisogno di un salvataggio
di Roberto Casucci
In settimana sui quotidiani si è parlato nuovamente della situazione in cui versa il debito pubblico italiano. Da un lato c’è stato l’annuncio di Bankitalia che ha affermato che il debito ha toccato il nuovo record di 2.074 miliardi di euro. Sul piano politico, invece, il Presidente Letta ha tranquillizzato la platea internazionale dichiarando fermamente che l’Italia non avrà bisogno di un salvataggio. Alla domanda della giornalista della BBC su un’eventuale necessità di aiuto, ha così risposto: “No. Assolutamente no. La Commissione Europea ha confermato che l’Italia è in buono stato per quanto riguarda il processo di consolidamento fiscale, il deficit e il bilancio”.
Le parole di Letta sono contrastate dalle statistiche di Via Nazionale. La relazione afferma che l’aumento del debito è dovuto a maggiori spese per le amministrazioni pubbliche e all’incremento delle disponibilità liquide del tesoro. Gravano anche in minor parte l’adesione al fondo salva stati e il versamento per il meccanismo di stabilità europea. La crescita del debito è avvenuta nonostante si siano registrate maggiori entrate fiscali. Inoltre è stato precisato che la quota di titoli italiani detenuti da operatori esteri si è ridotta dal 40,5% al 39,4% di Marzo.
E’ necessaria un’analisi del debito del debito per approfondire l’argomento. L’ammontare del debito italiano è enorme, ma non è fuori controllo. L’Italia ha il maggior rapporto deficit/PIL tra i principali paesi europei. Però mentre questo rapporto per l’Italia è sempre stato costantemente alto negli ultimi due decenni, quelli di Francia e Germania sono cresciuti nel tempo. Nei numeri, nonostante l’Italia abbia uno stock di debito elevato, questo non aumenta rispetto ai suoi vicini. Questo fatto è molto importante, anche perché gli Stati che hanno richiesto i salvataggi hanno avuto un brusco aumento del rapporto deficit/PIL che non hanno saputo controllare.
A supportare la stabilità del rapporto del deficit/PIL c’è il dato sul deficit di bilancio, che per l’Italia è molto contenuto. I paesi in crisi dell’area mediterranea hanno invece registrato tutti deficit elevati durante la crisi. Inoltre il deficit italiano comprende un’elevata spesa per interessi sul debito pubblico. Senza di questa sarebbe in avanzo e scavalcherebbe addirittura l’avanzo primario della Germania.
Molto importante è anche il ruolo del settore privato e della bilancia commerciale. Rispetto agli altri paesi dell’Europa del Sud l’Italia ha mantenuto un discreto equilibrio. In questo quadro l’ammontare del debito rimane la vulnerabilità principale. Ogni volta che devono essere emessi titoli per rifinanziarlo, c’è la preoccupazione che non siano venduti sul mercato. In un’ottica generale l’Italia si distingue allora nettamente dagli stati che sono ricorsi al salvataggio. In questo le parole di Letta possono essere confermate. A patto che dall’ austerità, simbolo di una recessione quasi auto inflitta, si passi a una politica di crescita responsabile.
(fonte immagine: news.panorama.it)
Io vedo che il lavoro e poco.Da dosoccupato del settote allestimenti fieristici,vi dico che ,come face a ok governo pdl,il governo pd dice solo code non vere.Vi ricordate,I ristoranti sink pieni….