Cedere o no?
L’Italia si divide ancora sulla possibilità di cedere le proprie aziende pubbliche
di Andrea Ranelletti
Una serie di affermazioni e smentite ha acceso nel corso della settimana il dibattito su un annoso tema legato all’economia nostrana. Nel corso di un’Intervista rilasciata all’inizio del G20 di Mosca a Bloomberg TV lo scorso 19 luglio, il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha affermato che tra le strategie chiave predisposte dall’attuale Governo per uscire dalla crisi economica non c’è solo la tanto conclamata necessità di accelerare la privatizzazione dei beni immobiliari in mano allo Stato, ma anche «la possibilità di ridurre la «partecipazione nelle compagnie controllate dallo Stato».
Interrogato dal giornalista Ryan Chilcote sulla possibilità che tra queste compagnie siano presenti Eni, Enel e Finmeccanica, Saccomanni – che precedentemente nel corso dell’intervista aveva affermato che ci si aspetta una svolta dell’economiaper il secondo e il terzo quarto dell’anno, utile a far uscire il Paese dalla fase di stallo economico che ha scoraggiato gli investitori – si è sbottonato affermando che la cessione di quote di queste aziende sia un’eventualità attualmente ipotizzata. «Ci sono una serie di questioni che andranno prese in considerazione – ha continuato il Ministro – in quanto queste compagnie portano ampi profitti e forniscono dividendi. […] Non sto svelando iniziative già prese, ma stiamo considerando un programma in maniera generale e concreta per definire una strategia per la riduzione del debito».
Nonostante a spingere il Ministro alle dichiarazioni sia probabilmente stata la volontà di lanciare un segnale alla comunità finanziaria internazionale rispetto alla grande disponibilità dell’attuale Governo a compiere passi in direzioni poco battute in passato al fine di ridurre l’indebitamento del Paese, la reazione pubblica alle parole del Ministro è stata dura. Va giù duro Grillo sul suo blog affermando che l’intenzione del Governo è quella di “svendere l’argenteria” pur di mantenersi aggrappata al posto. Reazione dura anche dal mondo sindacale: Bonanni della Cisl ha sottolineato la contrarietà del suo sindacato a vendere aziende di stato già «nel mirino degli appetiti famelici e speculativi degli investitori stranieri».
Le dure reazioni hanno portato il Ministero del Tesoro a render pubblica nelle ore successive all’intervista una pubblica smentita: «Specifiche ipotesi di vendita riportate da organi di informazione non sono state formulate dal ministro». Le parole di Saccomanni sarebbero state riferite solo ed esclusivamente a strategie che il Governo sta improntando per sfruttare al meglio e valorizzare il patrimonio pubblico, senza entrar nel merito riguardo alla vendita di società. Al comunicato del Tesoro ha reagito positivamente il Pd attraverso una nota del responsabile economico Matteo Colaninno, che ha sottolineato la scarsa convenienza – nell’attuale situazione di generale sottocapitalizzazione – di «leve fondamentali per la politica industriale italiana».
(fonte immagine: http://www.direttanews.it)