Storia di un piccolo sfortunato governo
Difficoltà sempre più palesi per l’esecutivo Letta, mentre Napolitano sprona ad andare avanti. Si vivacchierà o si staccherà la spina?
di Adalgisa Marrocco
La gatta frettolosa partorì i gattini ciechi. E questo, più che un proverbio per bambini impazienti, è un po’ il ritratto del governo Letta. Esecutivo partorito in fretta, cresciuto peggio e, diciamocelo, abbastanza malvoluto dalla parentela PD e Pdl.
In particolare, le ultime settimane hanno fatto emergere i punti di debolezza ed i cedimenti strutturali già in corso. Gli acciacchi sono molti: si va dalle questioni economiche, passando per le grane giudiziarie ed internazionali dei membri del governo, fino ad arrivare alla mancanza di volontà nell’introdurre le riforme urgenti (legge elettorale, giustizia, tasse, ineleggibilità da [non] decretare).
E se il Pdl accusa di sindrome da faida il PD, in casa berlusconiana le cose non vanno meglio. Mistero attorno al futuro del partito personale di Berlusconi. Tra proclami che inneggiano ad un ritorno all’antico azzurro di Forza Italia e la prospettiva che alcuni berlusconiani di oggi possano essere dimenticati domani, le fila pidielline scalpitano.
Quindi, il marasma domina nell’universo del centro-destra,ma a sinistra l’entropia è altrettanta. Però non un’entropia positiva, capace di stimolare spinta propulsiva per la riconquista di un ruolo attivo all’interno del governo. Paradossalmente i democratici, pur conservando la leadership ufficiale dell’esecutivo, risultano di fatto subordinati alle smanie di protagonismo (nel senso più lato possibile) dei pidiellini. Il Partito Democratico vivacchia, in attesa di un Congresso che dovrebbe chiarire linee di condotta, per ora inesistenti.
Intanto, Scelta Civica e Movimento 5 Stelle in sordina più che mai.
Tirando le somme, il caso Alfano e la condizione di non-azione paiono essere il contrappasso che il PD si ritrova a scontare, dopo l’esito delle elezioni di febbraio. Ad essere messo alla prova è il rapporto, già in bilico, della principale forza di centro-sinistra con il proprio elettorato.
La tensione è alle stelle, anche se Napolitano cerca di placare gli animi parlando del semestre di Presidenza UE che spetterà all’Italia nella secondà metà del prossimo anno. Un modo per suggerire a politici ed italiani che l’esecutivo Letta dovrà resistere altri due anni? Quasi sicuramente, anche se la realtà risulta molto più aspra.
Il quadro generale non fa ben sperare. La prospettiva di uno stacco repentino o a breve termine (più probabilmente, dopo l’estate) alla spina del governo non è più esclusivamente un’ipotesi pessimistica. Al di là di quanto i membri dell’esecutivo da ambedue le parti dichiarino, volontà di mantenere l’equilibrio sul filo di nylon è del tutto assente.
A far cambiare marcia al governo Letta potrebbero essere alcune recondite ipotesi che si contano sulle dita di una sola mano: un nuovo intervento esterno del presidente della Repubblica Napolitano; una reazione pidiellina alla paura di essere tagliati fuori dalla nuova futuribile Forza Italia, ossia una “scelta responsabile” funzionale al mantenimento del posto in Parlamento; una scissione nel M5S che porti ad un rimescolamento di poltrone e di maggioranze.
In ogni caso, qualsiasi ipotesi si realizzasse tra le proposte o nulla di ciò accadesse, a rimetterci sarebbe ancora una volta il Partito Democratico. Le nuove divisioni, i cambi di casacca, le rivalse personaliste. Tutto sarebbe veleno per il centro-sinistra. E per l’Italia.
(Fonte immagine: www.formiche.net)