The Plot is the Revolution: Judith Malina e Motus al Teatro Valle Occupato
La storica fondatrice del Living Theatre e Silvia Calderoni della compagnia Motus si sono esibite al Teatro Valle con una discussione performativa sulla “bella rivoluzione anarchica”
di Giulia Marras
Quello che si è svolto Martedì 16 Luglio al Teatro Valle è stato e rimarrà un momento prezioso per la vita culturale di Roma e del suo teatro occupato. A partire dall’unicità dell’evento, irripetibile per due volte nella stessa maniera perché improvvisato e basato sul confronto tra due personalità molto forti, la presenza di una figura monumentale nella storia del teatro e dell’avanguardia artistica e la predisposizione gioiosa e partecipativa del pubblico che ha letteralmente riempito il teatro, fino agli ultimi balconcini.
The Plot is The Revolution, produzione Motus, una delle più importanti compagnie d’avanguardia teatrale esistenti ora In Italia, è un esperimento di condivisione di un incontro tra due generazioni: quella di Judith Malina, co-fondatrice del Living Theatre di New York e quella di Silvia Calderoni, premio Ubu 2009 come Miglior Attrice under 30 (vista recentemente nel sorprendente film La Leggenda di Kaspar Hauser). Apparentemente distantissime, nel corso dello spettacolo il confronto le avvicina, non c’è allieva, né maestra, solo suggestioni e idee che vengono fuori tra la dolcezza dei ricordi evocati da Malina, e le performance/azioni di Silvia che straziano con la sua strabordante seppur asciuttissima fisicità.
Il discorso tra le due artiste si articola tra riflessioni sul teatro e la rivoluzione partendo dal paragone fra le due Antigoni rispettivamente interpretate, con le fragilità dell’una e le forze dell’altra. Ma “Antigone sta dentro ognuno di noi, quando diciamo No, quando rifiutiamo le limitazioni che la società ci impone” ci dice Judith, che per tutto lo spettacolo indica queste limitazioni dell’azione come “forme di tortura” che debbono però portare alla “bella rivoluzione anarchica non violenta”, teorizzata dal defunto compagno Julian Beck.
Limitazioni fisiche e visibili dentro ai confini di una prigione, come quella dove Judith ha scritto la sua versione dell’Antigone, o dove sono finiti spesso gli attori del Living Theatre; ma anche limitazioni invisibili, come quelle imposte dalle autorità sopra di noi: se non riconosciamo questa oppressione, loro hanno già vinto, ribadisce l’attrice.
Ed ecco che il teatro diventa necessario: incalzata dalle domande curiose della Calderoni, la Malina ci ricorda di Antonin Artaud, del suo teatro crudele perché rivoluzionario, rassicurando Silvia, che sì, l’attore è un essere di natura rivoluzionario; e così la giovane attrice, con urla e convulsioni, esprimerà quella “Peste” di Artaud, mettendo in scena il dolore e il malessere di non appartenere ad una società realmente umana. “Judith, io soffro realmente, non riesco a fingere” – dipigendosi sul petto nudo un cuore sanguinante – “Qual è la parola che ti sta più a cuore?” Now. Ora.
Adesso è tempo di fare la rivoluzione: parlarne è un inizio, ma bisogna agire. E lo spettatore, che non deve essere più solo passivo osservatore ma partecipante, in questo esperimento dei Motus è chiamato a agire: dopo aver finto la morte sulle nostre poltrone, per finire la breve ma potentissima performance, noi del Teatro Valle, Judith Malina, Silvia Calderoni, cominciamo la nostra rivoluzione con un grido liberatorio all’unisono, che vorrebbe buttare giù le mura del teatro, per fare uscire le nostre voci e spanderle nella città. Proprio come quando la compagnia del Living aveva concluso lo spettacolo Paradise Now: “il teatro è nella strada”.
Sperando che lo spettacolo goda di altre repliche in giro per l’Italia, per i curiosi intanto è disponibile il video integrale della performance ripresa nell’originale Living Theatre a New York.