Il diritto alla salute e la privatizzazione silenziosa dell’Oms
Presentato a Roma il 5° rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (Oisg). Al centro della giornata la storia, i successi e le traversie dell’Organizzazione Mondiale della Salute. Con un occhio al futuro, forse non troppo roseo
di Lilia Biscaglia
Ne abbiamo sentito parlare durante la pandemia del 2009. Ma l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non si occupa solo di emergenze sanitarie. Dal 1948, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha sede a Ginevra in Svizzera, ha il mandato di conseguire il più alto livello di salute per la popolazione dell’intero pianeta.
Il 5° rapporto dell’OISG – intitolato “Oms e diritto alla salute: Quale futuro”, e presentato a Roma lo scorso 18 luglio alla Camera dei Deputati – descrive in maniera puntuale il silenzioso ma incontrastato processo di privatizzazione dell’Oms. Da due anni, inoltre, è in corso un processo di riforma che rischia di alterare la missione dell’agenzia internazionale.
LE BATTAGLIE DELL’OMS – Il rapporto dell’Oisg descrive alcuni successi dell’Oms come la “Convenzione quadro dell’Oms sul controllo del tabacco” (2003), il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno” (1981) e la “Lista dei Farmaci Essenziali” (1977). Dietro questi nomi, ci sono accordi internazionali realizzati nonostante le resistenze del settore privato che, in un’epoca di globalizzazione, condiziona con i suoi interessi le scelte di politica sanitaria. Ma sono ancora tante le sfide dell’Oms.
Fra tutte il contrasto all’aumento delle malattie croniche non trasmissibili o la lotta alle disuguaglianze di salute che – al contrario delle differenze – non sono naturali o causali, ma emergono come risultato di processi sociali ingiusti. Non a caso, nel rapporto sui determinanti sociali di salute, l’Oms afferma che “l’ingiustizia sociale sta uccidendo le persone su larga scala” e che “le politiche sociali ed economiche hanno un impatto determinante sulla possibilità che un bambino ha di crescere e svilupparsi nel pieno delle sue potenzialità”.
LA PRIVATIZZAZIONE SILENZIOSA – Con un’analisi puntuale sulle vicende degli ultimi anni, il rapporto dell’Oisg mette in evidenza come, oggi, i contributi volontari al bilancio dell’agenzia – che si aggiungono ai contributi regolari erogati dagli Stati membri e dal 2010 rappresentano circa l’80% del bilancio totale dell’organizzazione – provengono per quasi la metà da aziende e donatori privati. Tra questi, la Bill&Melinda Gates Foundation ha versato nel biennio 2010-2011 oltre 446 milioni di dollari, più di ogni altro contribuente dopo gli Stati Uniti. Questa situazione è stata definita preoccupante dall’attuale direttore generale dell’Oms Margareth Chan, che alla fine del 2012 ha affermato che “le attuali politiche di finanziamento fanno dell’Oms un’organizzazione basata sulle risorse e non sui risultati”.
GLI INTERVENTI DELLA GIORNATA – Dopo una breve presentazione del rapporto da parte dei rappresentanti dell’Oisg, è intervenuto al dibattito Daniel Lopez Acuňa dell’Ufficio del Direttore Generale dell’Oms. Citando una frase del Don Chisciotte, Acuňa ha ricordato come “il cavaliere non può essere più veloce del suo cavallo”. Con questa frase, il rappresentante dell’Oms ha voluto sottolineare il fatto che l’agenzia internazionale “non è un’entità autonoma” e che alcune scelte riflettono l’orientamento degli Stati membri sui temi di politica sanitaria.
Nerina Dirindin, senatrice e capogruppo del PD in Commissione Sanità, ha sottolineato la necessità di promuovere nell’opinione pubblica e nella classe politica, un cambiamento culturale che rivaluti l’approccio di salute pubblica. Secondo la senatrice, è molto diffusa l’idea che solo la privatizzazione può rendere il sistema sanitario italiano “meno costoso, più efficiente e forse anche più efficace”.
A smentire questa credenza è la stessa Oms che – come ricordato durante l’incontro – ha indicato quello italiano come il secondo sistema migliore al mondo proprio in virtù del suo carattere universalistico. Alla fine della giornata, Salvatore Geraci, medico e responsabile dell’area sanitaria della Caritas, ha ricordato come in Lombardia la salute dei bambini figli di immigrati irregolari sia in pericolo. Un altro modo per ricordarci che la salute è un diritto globale.