Prosegue il declino
Tra stretta creditizia e sofferenze bancarie, continua il collasso dell’economia italiana
di Andrea Ranelletti
La stretta creditizia continua a soffocare l’impresa italiana. Pur suonando ormai come un refrain, questa frase continua a evidenziare uno dei maggiori problemi della nostra economia, ostacolo alla ripresa industriale e imprenditoriale in Italia. La riduzione del credito alle imprese italiane rimane infatti costante elemento di disagio e da anni contribuisce all’avvitamento della crisi economica, inibendo la ripartenza e indebolendo in particolar modo la piccola e media impresa nazionale.
Secondo gli ultimi rilevamenti, a maggio il credit crunch si è fatto sentire ancora: i prestiti sono risultati in riduzione dello 0,8%, in calo del 6% rispetto al settembre del 2011. Gli alti tassi di interesse (3,5% a maggio) contribuiscono a render la situazione più complessa e a giugno il 16% delle aziende che ha cercato credito non l’ha ottenuto. «Il credit crunch riequilibra un’anomalia tutta italiana» ha affermato il Presidente della Bnl Luigi Abete durante un convegno tenuto a Napoli dalla Hat-Holding All Together Spa, sostenendo che in passato le banche fornissero quote di finanziamento alle imprese più forti rispetto agli altri paesi. «L’anomalia non è rientrata del tutto. E’ chiaro che devono crescere strumenti alternativi, come la borsa e i fondi di investitori» ha detto Abete.
A giugno, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli aveva evidenziato l’aumento della sofferenza delle banche italiane, che ad aprile scorso aveva raggiunto i 133 miliardi (+22,3% nel corso di un anno). Meno prestiti e maggior tasso di rischio: una combinazione letale per la ripresa economica.
Diversa l’opinione del Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, che nel corso della settimana ha commentato i dati raccolti dalla sua organizzazione sul calo dei prestiti bancari alle aziende italiane (-4,2% tra maggio 2012 e 2013, pari a 41,5 miliardi di euro): «La situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione di altre aziende».
Secondo il rapporto di Confartigianato, a soffrire maggiormente sono le imprese con meno di venti addetti, in continua riduzione per via dell’impossibilità di assolvere ai pagamenti. «I nostri dati – continua Merletti – confermano che la situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della PA e di altre aziende. I problemi di liquidità degli imprenditori devono essere affrontati con uno sforzo comune straordinario e un impegno responsabile da parte del sistema bancario».
«Gli imprenditori rischiano di chiudere le saracinesche delle loro aziende ma non per andare in ferie» ha affermato il presidente di Confartigianato Torino Dino De Santis, criticando poi il DL Fare all’esame della Camera “Il decreto ha disatteso le nostre aspettative di svolta verso la ripresa. – afferma – Le imprese si aspettavano un provvedimento che alleggerisse la burocrazia e desse impulso alle attività, i risultati sono purtroppo deludenti“.
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