Sogno di un governo a mezza estate
A metà estate si tirano le somme e si fissano le tappe, fin’ora aggirate, che il governo Letta dovrà rispettare
di Adalgisa Marrocco
Sogno di un governo a mezza estate. Un sogno fatto di date ed impegni da rispettare perché, al di là dei facili proclami, si può dire tutto, meno che l’esecutivo Letta fin’ora abbia partorito provvedimenti utili e concreti. Un governo nato per sporcarsi mani e braccia con “lavori duri”, dovrebbe quantomeno fingere di ungersi le dita.
La prima tappa si chiama riforma elettorale. Un compito scomodo che in troppi si sono ripromessi di eseguire, ma hanno accantonato dimostrando negligenza puerile. Adesso tocca alle larghe intese sostituire il Porcellum con un nuovo sistema, capace di garantire reale rappresentanza al cittadino e sospirata governabilità al Paese. La riforma elettorale non è di stampo costituzionale quindi, se solo si volesse (e la volontà in questo caso non è scontata), potrebbe essere sfornata già ad inizio autunno.
Quando si parla di legge elettorale, si parla di partiti e, se si parla di partiti, si parla anche di finanziamento pubblico. Ecco l’altro capitolo spinoso che il governo Letta dovrà decidersi ad affrontare. Una proposta di abolizione del finanziamento pubblico è già stata presentata dall’esecutivo. Questo disegno non prevede però il blocco immediato all’elargizione di fondi, ma uno stop da compiersi nell’arco di due anni. Verrebbe da dire “meglio questo che nulla”, anche pensando alla quantità di soggetti terzi (dipendenti & co.) che ricevono stipendio dalle casse dei partiti. Eppure c’è da scommettere che, nello specifico caso, sarà necessario chiedere la fiducia.
Vengono poi le riforme costituzionali: fine del bicameralismo perfetto ed istituzione del Senato federale; taglio del numero dei parlamentari; abolizione delle Province. Punti su cui bisognerà iniziare a lavorare già da settembre, ammesso e non concesso il beneplacito del Movimento 5 Stelle.
Se giornali ed avversari politici accusano i “cittadini eletti” di ostruzionismo, il loro leader Beppe Grillo risponde per le (colorite) rime. «Ci accusano di ostruzionismo perché cerchiamo di difendere la democrazia. E’ come se uno stupratore dicesse alla stuprata: ‘perché ti muovi così? Mi stai facendo ostruzionismo’», ecco le parole di Grillo.
Pur cogliendo il consueto tono eccentrico ed eccessivo delle dichiarazioni di Grillo, viene da provare empatia per le motivazioni alla loro base. Già qualche articolo fa, avevamo parlato di come la formazione della squadra che dovrebbe cambiare la nostra Costituzione non sia propriamente invidiabile. Non è un paese per Saragat, dicevamo.
Ad ogni modo, per il governo Letta sembrerebbe finito il tempo dei procrastini. Ben nota è la data entro cui tutto dovrebbe compiersi: la fine del semestre di presidenza UE assegnata all’Italia, fissata per il 31 dicembre 2014. Concluso l’impegno comunitario, Letta e la sua equipe lasceranno le poltrone.
Le difficoltà dell’esecutivo riflettono quelle dei singoli partiti.
Il PD pensa al Congresso, ridotto in stato confusionario tra le istanze dell’usato sicuro e quelle dei rottamatori in senso lato (da Renzi a Civati). Il Pdl continua a tenere a portata di mano la spina, pronta a staccarla nel caso le sentenze giudiziarie dovessero abbattersi come un’ascia sulla testa di Berlusconi. Poi, il M5S rimane il M5S. E anche Scelta Civica si agita, a causa di un divorzio ormai palese tra Mario Monti e Pierferdinando Casini.
Insomma, tutto si squassa. Ma nessuno acquista la colla e riattacca i pezzi. Al solito.
(Fonte immagine: www.rai.it)