Rifiuti, sanità e politica: intervista ad Andrea Catarci

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Il Presidente del Municipio VIII (ex XI) di Roma ha risposto ad alcune nostre domande sulla questione della discarica sull’Ardeatina, sul futuro del Cto della Garbatella e sul futuro del centro-sinistra nella Capitale e nel Lazio

di Graziano Rossi
(su Twitter @grazianorossi) 

Andrea Catarci

Andrea Catarci, Presidente del Municipio VIII di Roma

Andrea Catarci, 44 anni, è il Presidente di centro-sinistra del Municipio VIII (ex XI) di Roma, rieletto alle scorse elezioni comunali con quasi il 70% dei voti nel suo quartiere. In questi giorni d’estate, la Capitale è rovente per le temperature, ma anche per le polemiche e le manifestazioni sulla questione della discarica che dovrebbe aprire sulla via Ardeatina, nella zona sud di Roma. Con Catarci abbiamo parlato anche del presente e del futuro della raccolta differenziata, di sanità e degli obiettivi del centro-sinistra nella Capitale.

Nuova discarica di Roma: al momento sembra che l’impianto che sostituirà Malagrotta sarà situato a sud della città, sulla via Ardeatina. In questi giorni i cittadini della zona hanno manifestato più volte, anche in occasione della festa per al pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Qual è la sua posizione in merito?
Io sono contrario alla discarica sostanzialmente per due motivi. Il primo riguarda il fatto che è praticamente ai margini del Parco dell’Appia Antica, il secondo è per la volontà di tutelare e valorizzare un sistema pregiato e prezioso per il bene della città, ad esempio quello delle tenute come la Falcognana, che si trovano immediatamente dopo l’Appia Antica.
Sono contrario alla realizzazione di discariche, ma fino a che non si riuscirà a dare un impulso serio alla raccolta differenziata e a un sistema alternativo dello smaltimento dei rifiuti, è chiaro che servirà una discarica provvisoria. Il centro-destra al governo di Comune e Regione, con Alemanno e Polverini, ci ha portato verso il baratro, in lunghi anni di inerzia, di gioco delle parti, di incapacità di scelta, di attenzione solo agli interessi forti e non a quelli della città.
Bisogna quindi individuare in fretta un luogo per ospitare la discarica. Ma piombare in un territorio con quelle caratteristiche, in un momento di congiuntura particolare, mentre in centro si pedonalizzano i Fori Imperiali per dare vita all’idea di realizzare il parco archeologico più grande del mondo, è davvero una cosa incomprensibile e che va esposta nel dettaglio. Che tipo di discarica, con quali caratteristiche tecniche, per quanto tempo sarà aperta, se sostituirà la discarica già attiva a Falcognana o se va ad aggiungersi all’impianto in funzione, se si riduce l’impatto sul territorio o lo si aumenta. In tutto questo il Municipio chiede di prendere parte alla discussione e alla successiva decisione. Senza un certo tipo di coinvolgimento è un “no” senza appello.

Uno dei modi per smaltire meglio i rifiuti è quello della raccolta differenziata. Sistema che però Roma non sembra aver recepito molto bene, anzi.
Si, finora l’esperienza non è stata esaltante, ma dobbiamo guardare avanti. Non è possibile che a Roma non si riesca a fare la raccolta differenziata come succede in tutte le città del mondo ormai a livelli accettabili, così come in molte città d’Italia da Nord a Sud. Dobbiamo quindi ragionare sulle nostre incapacità, in primo luogo istituzionali e di tutti i soggetti che hanno voce in capitolo su questi temi.
Anche in questo ambito il centro-destra non ha agito, nonostante fosse al governo di Comune e Regione fino a poco tempo fa, distruggendo quel po’ di cultura e di sensibilità civile sulla materia, lasciando che si diffondessero voci sul fatto che la raccolta differenziata non sarebbe più partita, o che i vari tipi di rifiuti venissero buttati tutti insieme.
L’Ama in questo senso ha contribuito a dare segnali negativi, non incentivando la raccolta differenziata. Le richieste dei Municipi come il nostro che, senza essere ascoltati, dal 2007 propongono di avviare il processo di raccolta differenziata, sulla base di calcoli su identità abitativa e spesa economica, chiaramente che non vanno incontro a una soluzione positiva su questo genere di smaltimento. Per esempio, quando i cittadini vedono i cassonetti per vetro e plastica pieni, lasciano i loro sacchetti di fianco. Se poi il camioncino della raccolta ritira tutto insieme, unendolo con l’indifferenziata, ecco che si crea anche un danno culturale.
Noi dobbiamo recuperare tutto questo. Ho già condiviso queste parole con l’Assessore all’Ambiente Estella Marino, perché bisogna dare un impulso deciso per la raccolta differenziata. Va costruita una vera e propria industria attorno alla raccolta dei rifiuti, investendo nella realizzazione d’impianti di raccolta, separazione e smaltimento dei rifiuti davvero funzionanti col minore impatto possibile per l’ambiente, e non dare più spazio a discariche e inceneritori, e a persone come Manlio Cerroni. La storia recente ci dice che a Roma il sistema porta a porta è quello migliore.

Passando alla questione sanità, lei è uno dei fautori del salvataggio del Cto della Garbatella, un centro da sempre considerato uno dei migliori per quanto riguarda la riabilitazione. Continuerà a essere un punto di riferimento per Roma?
Abbiamo segnato un punto reale e concreto di inversione di tendenza rispetto all’accanimento con cui si è devastato l’insieme di competenze e professionalità nei reparti del Cto. Questo grazie alla sottoscrizione di un accordo con l’Inail che prefigura un futuro importante nell’ambito dell’ortopedico-traumatologico, in sinergia con uno dei più importanti enti pubblico-privati.
Su questo terreno abbiamo avviato un percorso di rilancio, nonostante il rischio di un nuovo depotenziamento all’interno della struttura, compresi gli stessi reparti dedicati all’ortopedico-traumatologico, e di una trasmigrazione verso il vicino Ospedale S. Eugenio. Tutto questo, se dovesse avverarsi, accadrebbe come se l’accordo con l’Inail non ci fosse mai stato.

Le recenti elezioni comunali e regionali hanno consegnato al centro-sinistra tutti i Municipi della Capitale e la presidenza del Lazio. Pensa che sarà più facile percorrere tutti insieme la stessa strada?
Il centro-sinistra ha una grandissima opportunità e una grandissima responsabilità: ha ottenuto credito per il suo progetto politico a ogni livello, con la conquista di tutti e 15 i Municipi di Roma e la vittoria alle regionali. Adesso è necessario cambiare Roma e la Regione, perché questo è l’impegno che ci siamo presi: un obiettivo grande e che possiamo onorare.
Credo che ci siano tutte le competenze e le capacità, oltre alla volontà di lavorare in squadra che potrà consentire di raggiungere ottimi risultati. Naturalmente per ora è un auspicio, con la speranza che alle parole possano seguire i fatti. Quello che non può e non deve succedere è che ci siano le ricerche interne del colpevole, del capro espiatorio.
La sfida è far rinascere Roma. Le litigiosità interne, che ci sono sempre, non possono avere la meglio sull’obiettivo comune, con il rischio di tradire così i mandati elettorali. Tutti abbiamo l’onere di tirar fuori Roma dalla palude in cui l’ha portata in questi anni il centro-destra, tutti abbiamo l’onore di poterci cimentare con questa sfida. E nessuno deve tirarsene fuori, perché Roma oggi è ai minimi termini, sull’urbanistica, sulle politiche sociali, sulla manutenzione urbana, sulla cultura, sullo sport e sugli impianti sportivi.
Lo sostengo chiaramente: non è possibile che Marino e la sua giunta, così come gli stessi Municipi, riescano a cancellare con un colpo di spugna politiche urbanistiche attuate all’insegna del servilismo, come è accaduto almeno dalla seconda giunta Veltroni in poi. Sicuramente si può chiedere al centro-sinistra di fermare il consumo di suolo e di bloccare tutti i piani possibili. Per esempio nel mio Municipio sto provando a riaprire una sfida impossibile come quella dell’I60, ferma da anni.
Roma è arretrata di 20 anni, anche rispetto a standard che già non erano eccelsi in confronto ad altre capitali europee. Dobbiamo essere in grado di dare a questa città idee strategiche, prospettive di lungo periodo e cominciare da subito a intervenire sulle questioni più problematiche, anche con l’aiuto di movimenti e associazioni di cittadini.

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