Metro C: Roma avrà o no la sua nuova linea?
Dal 9 agosto i cantieri sono fermi e 5mila tra operai e dipendenti delle aziende subappaltatrici della nuova metro della Capitale rischiano cassa integrazione e licenziamento. Il Campidoglio: “Faremo di tutto per risolvere la situazione”
di Graziano Rossi
Twitter @grazianorossi
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, qualche mese fa annunciava in pompa magna che a giugno sarebbe stato consegnato il primo tratto della nuova Metro C della Capitale, da San Giovanni a Pantano, oltre il Grande Raccordo Anulare.
Da allora (e stiamo parlando di qualche settimana) la situazione è letteralmente precipitata, fino ad arrivare a venerdì 9 agosto alle 12, quando i cantieri della metropolitana si sono fermati e gli operai non hanno più potuto lavorare.
Il motivo principale va ricercato nell’impasse creatasi tra il Comune di Roma, nel frattempo passato da Alemanno a Ignazio Marino, l’azienda che si occupa di gestire la rete della Capitale (Roma Metropolitane) e il Consorzio di imprese (circa 200) che ha l’appalto dei lavori.
Ma di che tipo di impasse stiamo parlando? Economica innanzitutto: il direttore generale di Roma Metropolitane, Luigi Napoli, parla di un problema “di natura giuridica”, in quanto mancherebbe l’approvazione per lo sblocco di oltre 230 milioni di euro (conclusa a fine 2012) da parte dei soci finanziatori dell’opera, necessari per la continuazione dei lavori.
In pratica il Consorzio Metro C, che comprende due colossi come Vianini e Astaldi, vorrebbe spingere Roma Capitale a elargire questi soldi, ma allo stesso tempo il Campidoglio dice che “si sta facendo di tutto per sbloccare la situazione entro fine mese” e il presidente di Metro C, Franco Cristini, si nasconde dietro un “mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.
Un no comment che però, se non si dovesse trovare una soluzione, rischia di mandare in cassa integrazione i 2mila operai che lavorano ai cantieri. “Diamo per scontato che dal 26 i lavoratori saranno in cassa integrazione”, afferma il segretario regionale della Cgil, Claudio Di Berardino.
Anche i circa 3mila dipendenti delle piccole e medie imprese che hanno una commessa inerente ai lavori della terza linea metropolitana di Roma non sarebbero esenti da rischi di cassa integrazione o licenziamento: “Finora le banche ci hanno anticipato il pagamento delle fatture – dice Nicola Franco, del comitato imprese affidatarie di Metro C –. Ora hanno chiuso i rubinetti. Su 3 mila operai la metà è già in cassa integrazione, alcune aziende hanno avviato la messa in liquidazione”.
Infine il Codacons, che già a luglio, quindi prima dello stop ai lavori del 9 agosto, lanciava un allarme: “Temiamo seriamente che la Metro C possa non vedere mai la luce. Allo stato attuale e considerati gli infiniti problemi connessi all’opera che si prolungano da anni, ai cittadini romani risulta difficile credere che il progetto possa un giorno diventare realtà. Ciò che è certo, è che la vicenda della linea C ha regalato a Roma l’ennesima figuraccia agli occhi dell’Europa e del mondo”.
Sta di fatto che con tutte le gravi problematiche che ha Roma dal punto di vista della mobilità, vedere sul sito di Roma Metropolitane il progetto della Metro D, fa un certo senso. Così come fa sorridere che a Roma sia in vendita unat-shirt con stampata la mappa dei trasporti della Capitale, con centro, periferia e sobborghi perfettamente collegati tra loro.
Naturalmente stiamo parlando di utopia, forse per i prossimi decenni.