Marc Marquez, il baby predestinato delle due ruote
A soli 20 anni, il pilota spagnolo della MotoGp guida la classifica mondiale nell’anno del suo debutto nella classe regina. Un identikit di colui che è destinato a riscrivere la storia del motociclismo
di Marina Cavaliere
A febbraio di quest’anno ha compiuto vent’anni, ha un sorriso magnetico sempre stampato sul volto e un faccino molto simpatico. Ama le due ruote e con quelle sta riscrivendo la storia del motociclismo. Gli appassionati avranno già capito chi si cela dietro questa breve descrizione, ai più invece basterà fare il suo nome perché almeno una volta l’avranno sentito: Marc Marquez.
Spagnolo di Cervera (a poco più di un’ora da Barcellona), 168 centimetri per 60 chili, Marquez ama stare con i gomiti per terra e incollarsi alla ruota dell’avversario, farà parlare a lungo di lui. Perché? I numeri parlano chiaro.
Marc è al suo debutto in MotoGp, la classe regina, con la Honda Repsol e in tempi non sospetti aveva dichiarato che arrivare tra i primi tre nella classifica mondiale, per lui sarebbe stato più che un successo.
Ebbene, a sei Gran premi dalla fine, non solo è tra i primi tre ma Marquez la classifica la guida proprio, con 30 punti di distacco dal secondo, il connazionale nonché compagno di scuderia Dani Pedrosa. Certo non è un caso se la Honda ha scelto proprio lui tra tanti come erede di Casey Stoner: il “Carboncito” vanta nel suo curriculum già due mondiali vinti, uno nella classe 125 e l’altro in Moto2. E se ancora non bastasse, dare un’occhiata ai numeri del pilota spagnolo servirà per capire meglio il campione che abbiamo davanti: oltre ai già citati due mondiali vinti, su 90 gp disputati ne ha vinti ben 31, collezionando un totale di 50 podi, 33 pole position e 24 giri veloci. Il tutto, è giusto ricordarlo, a soli 20 anni. Neanche Valentino Rossi alla sua età aveva messo così tanta roba in bacheca.
Ma Marquez non è nuovo ai record: con la vittoria al Gran premio di Austin a 20 anni e 63 giorni, è diventato il pilota più giovane della competizione a salire sul gradino più alto del podio. E sempre restando in America, è stato anche il primo pilota della storia a vincere al suo esordio sul circuito di Laguna Seca.
È un fuoriclasse dalle doti sovrumane, l’unico probabilmente in grado di prendere l’eredità di Valentino Rossi, dotato inoltre di una buona dose di testardaggine e determinazione.
Quando è in pista il suo metro e sessantotto sembra diventare in realtà due metri, la sua faccia d’angelo sembra quasi trasformarsi in un diavolo assetato di successo che corre verso la bandiera a scacchi, seguendo l’unico obiettivo che è quello di mettersi alle spalle gli avversari. A Silverstone ha interrotto la scia positiva di vittorie (ne aveva accumulate quattro di fila) arrivando secondo, ma solo perché ha corso con una spalla malconcia, ridotta così in seguito a brutto fuori pista.
Marquez è quel pilota che in cameretta conserva i poster del Dottore e i modellini delle sue moto e adesso lo stacca come se fosse il suo peggior nemico. Poi quando scende dalla sella e cammina per il paddock, si emoziona e si imbarazza quando si trova di fronte al suo idolo. “È forte vero, mi rivedo in lui quando iniziai con la 500. Sarà sempre più difficile battere uno così”, ha detto proprio il nove volte campione del mondo.
Ma cosa avrebbe fatto Marquez se non fosse diventato un campione delle due ruote? “Magari avrei fatto il meccanico, mi è sempre piaciuto”, ha dichiarato con un’umiltà disarmante. Ebbene, per la nostra gioia non lo è diventato; ora non resta che mettersi comodi e godersi lo spettacolo degli ultimi Gran premi, con un Marquez che con ogni probabilità correrà col coltello tra i denti per salire sul tetto del mondo e infrangere un altro record.