La favola della sterilità italiana
L’anacronismo della politica italiana, fagocita la ripresa economica e ideologica del Bel Paese
di Adalgisa Marrocco
La favola di un governo sterile, non in grado di partorire misure utili. La favola di un governo sottoposto a ricatto. La favola di un governo che, a voler essere fedelissimi al principio del popolo sovrano, governo nemmeno dovrebbe essere considerato. La favola di un Paese che siamo stanchi di descrivere “allo sbando”, ma la cui deriva è palese ogni giorno di più.
“Se il centrodestra stacca la spina se ne assume la responsabilità. Non stacca la spina solo al governo, la stacca al Paese”, dice il segretario del PD Epifani. Il pidiellino Schifani risponde: ”Perché questo atteggiamento nei confronti di Berlusconi? Secondo me, il Partito Democratico vuole andare a votare e vuole la crisi di governo […] Con le elezioni si porterebbe il Paese al baratro”. Nel mentre, l’ISTAT ci ricorda che possibilità di lavoro per gli under 35 quasi non esistono, avendo registrato dal 2010 una perdita di 1 milione di posti di lavoro.
Due partiti nemici che litigano, però fanno un governo insieme. Due partiti al governo e nemmeno uno capace di comprendere la gravità della situazione . Si pensa a Berlusconi, ai suoi guai e al voto segreto riguardo la decadenza. Quando si parla di economia, si pensa solo alle sigle: IMU, IVA e, se non fosse così palese come presa in giro, i politici preferirebbero perfino dare attenzione ai raggi UVA. Perché tutto ciò che non è chiaro riesce dissimulare la difficoltà reale, si erge esso stesso a problema centrale e stordisce l’opinione pubblica.
Nel marasma di un Paese che non funziona, non bastano i proclami autoreferenziali di PD e Pdl a riempire le pagine dei quotidiani. Ritorna anche Mario Monti, proponendosi come terza via, come colui in grado di “proporre riforme profonde e radicali con cocciuta determinazione”. Peccato che quella determinazione Monti ce l’abbia già dimostrata durante il suo tecnicissimo esecutivo, soffocandoci con inaudita pressione fiscale e riforme altrettanto asfissianti.
Sempre dal centro, a dimostrazione di un possibile revival democristiano (che ha già preso il via con la nomina del governo Letta), si leva la voce di un quasi dimenticato Pierferdinando Casini. “Non avremo nessuna alleanza politica o solidarietà con chi farà cadere Letta”, dice il leader UDC, strizzando ufficialmente l’occhio a nuove elezioni e dimostrando disponibilità futura a spostarsi dove soffierà il vento.
Il quadro delinea l’anacronismo di un sistema intero. Sono inadeguati i partiti, trincerati in vecchie logiche personalistiche. Sono inadeguati i temi che, da almeno un ventennio, si ripropongono ciclicamente. Sono inadeguati i governi che si passano il testimone. È inadeguata perfino l’informazione, quella che dovrebbe fotografare la situazione reale, e invece porta l’acqua al mulino di questo o quell’altro polo d’interessi.
Non si tratta di ovvie deduzioni, si tratta di realtà. Una realtà che, è giusto ammetterlo, porta alla rassegnazione e ai toni stanchi di un Paese che grande combattente non è mai stato. Per un cambiamento, bisognerà aspettare un nuovo “condottiero”, a cui affidare le proprie sorti. È sempre accaduto: partendo da Mussolini, passando per democristianitudine dilagante, fino ad arrivare a Craxi e al berlusconismo.
Il Paese è sterile e lo rimarrà, fino a nuovo ordine.
(fonte immagine: http://www.lettera43.it)